Testa, dì cuore
Comunicato stampa


Testa, di' cuore nasce inconsapevolmente due anni fa, ma via via che iniziavo a scrivere e selezionare i pezzi da inserire scoprivo uno sviluppo quasi enigmistico, con strane coincidenze e collegamenti al suo interno.

Non riesco proprio a scegliere delle canzoni solo per la loro autonoma bellezza, sono ancora legato alle molte e più possibilità di espressione artistica del formato long playing e allo sforzo che questo implica (e richiede).

Così sono giunto al primo punto fermo: dovevo avere, idealmente, la forte sensazione delle due sides, A e B, che identificai subito in "testa" (side A) e "cuore" (side B). A questo punto decido che ogni ipotetico lato è composto di cinque brani, per poi scoprire che sia la parola "testa" sia "cuore" sono di cinque lettere.

Così le canzoni si distribuiscono quasi spontaneamente, descrivendo, nella forma e nella sostanza, l'affermazione Testa, di' cuore, dove di' (imperativo del verbo dire) è non solo il centro esatto del disco, la linea di confine tra i due lati, ma anche il momento della scelta, dell'azione: la testa, attraverso questo dialogo (interiore), nonostante la fatica e l'affanno, decide e dice cuore. Il disco è a questo punto formalmente finito. Ma qualcosa non funziona. Nelle parole del suono, nella risposta in frequenze dell'emozione.

E dopo molti mesi dalla prima seduta di registrazione nasce una nuova canzone, talmente importante da prendere come titolo "Testa, di' cuore". Viene registrata in totale diretta, disposti in cerchio nel Teatro Annibal Caro di Civitanova Marche. Questa traccia rappresenta, in tutti i sensi, il passaggio, la svolta all'interno del disco. Il suono cambia. Le parole si lasciano andare. I nervi si stendono. La terra di carne, la carne di terra che non parla si fa sentire nell'essenza delle sensazioni, il freddo, il caldo, l'odore. E quasi ti guarisce, aprendo i tuoi occhi ad una maggiore consapevolezza. Ormai è deciso. Saliamo sulla rampa di slancio, impegnamo i cuori incontrando i giorni, la vita.

Molte volte ho perso la strada di questo disco, e molte altre la perderò. Forse perché il concetto che lo ha guidato è spietatamente semplice e quotidiano: testa, di' cuore. Un'azione, un rito, una tradizione che chiede di essere osservata. In fondo questa è la disciplina dell'amore: la testa comanda, il cuore ha il privilegio di eseguire.

Ho esordito nella presentazione del mio primo disco dicendo:
"Si fa dell'arte per trovare nuovi amici".

Ebbene, a distanza di tre anni ne sono ancora pienamente convinto: questi amici, questi compagni di viaggio, continuo a trovarli nella piccola viola di Erika Giansanti, nella grande viola di Paolo Clementi, nel cuore battente di un bassista sempre più malato di non protagonismo come Gionni Dall'Orto. In questi anni poi la famiglia si è allargata, ed ho trovato nuova parentela e nuove radici nell'ultimo discendente dell'ellenismo calabrese Andrea Di Lillo, che del gruppo scandisce i battiti del cuore, nonché nel primo dei chitarristi tuttofare di borgata Andrea Franchi, capace di fondere il letame e l'oro nella più ingenua e alta poesia.

Con queste spalle ben coperte procedo instancabile e confortato, ma con maggior cautela perché i pericoli aumentano e le tentazioni raddoppiano.

Marco Parente

Un solo movimento della mano... Ci confonde progressivamente all'indietro...