Mazda Palace
Milano, 20 Settembre 2003

Serata conclusiva del Tora! Tora! 2003

L’ultima tappa per il “Tora! Tora! 20032, un festival che a pieno diritto si è inserito nel novero dei grandi eventi musicali italiani, si svolge proprio in quel di Milano. Dato il gran parlare che se n’è fatto un po’dappertutto - almeno per quanto riguarda la stampa musicale più attenta alla musica indipendente italiana -, e data l’incredibile line-up che si prospettava per l’evento, la partecipazione era d’obbligo.
L’elevato numero dei gruppi coinvolti (ben quindici), costringe però a limitare le performance a quattro o cinque brani per band/artista, ma in fondo è un piccolo prezzo da pagare per tutto questo ‘ben di Dio’. Arrivo purtroppo in ritardo, quando i Mambassa stavano ormai concludendo il loro set; sento comunque due canzoni che mi confermano, con la loro orecchiabilità e la loro qualità, come questo gruppo sia passato stranamente radente nella scena del rock melodico italiano, quasi una passeggiata sottovoce in questi anni.
A seguire prendono il loro posto sul palco i Lotus, band che non avevo ancora avuto modo di incontrare; per quanto mi riguarda non ha saputo render giustizia alla fama, proponendo un rock melodico piuttosto anonimo negli esiti, ma ben Afterhours nelle forme, tanto che alle volte sembrando davvero degli epigoni del gruppo di Agnelli (complice o innocente?), anche nel cantato, sebbene il livello sia chiaramente diverso. Insomma… mi aspettavo di meglio. E per quanto riguarda la lodata componente psichedelica della loro musica, nel live è rimasta in disparte; ed è un peccato, dato che soprattutto su questo palco si sarebbe dovuto osare.
A seguire, belli allineati e con batteria centrale in prima fila, si presentano gli One Dimensional Man. Ero davvero ansioso di sentirli, dopo tutte le lodi che son piovute loro addosso da ogniddove. Ma i tre veneziani hanno confermato di avere sound da vendere, precisi ed affilati battono i loro brani secchi e schioccanti come lettere sulle vecchie macchine da scrivere. Il pubblico gradisce, apprezzamenti anche da chi mi circonda, insomma una buona esibizione. Forse manca il pezzo che ti folgora lì su due piedi e ti lascia carbonizzato e fumante, ma la band c’è e si sente!
Altro giro altro regalo, ed ecco che gli Yuppie Flu che prendono il controllo della situazione. Purtroppo confermano l’impressione che mi avevano fatto su disco, ovvero una band nel complesso capace ma che si mantiene su un rock leggero con poche opportunità di caratterizzazione, salvi i momenti in cui l’elettronica fa il suo ingresso e, fondendosi col sound a perfezione - un po’ alla Notwist ma meno arzigogolati -, salva la giornata (la canzone a cui mi riferisco è “Drained by diamonds”). Certo, questione di gusti, ma insieme ai Lotus li metto tra i momenti meno convincenti.
E’ il turno degli Estra, formazione che in questi anni si è mossa, direi, in una zona di ombra relativa, considerando le loro sonorità che possono fondamentalmente essere comprese in quel rock classico che non credo ponga particolari problemi all’ascolto. Il loro show è solido, il cantante sa dar spettacolo, sebbene sulle prime sembri un po’troppo convinto nel suo presentarsi a torso nudo, ma è un’impressione che, davvero, se ne va senza lasciar traccia. Bravi, e menzione per la loro ormai mitica cover in italiano di Iggy Pop.
Sicché dopo panico: sarà l’aria che progressivamente diviene irrespirabile (domenica mattina mi sono svegliato coi polmoni doloranti, non scherzo), sarà il caos, la folla, l’alcol che scorre a fiumi tra i festanti presenti, sarà quel che sarà, ma nessuno intorno a me sapeva chi stesse esibendosi. Penso, dalle ricostruzioni dei fatti, che il personaggio in questione fosse proprio Marco Parente. Il suo spettacolo comunque non mi ha convinto, se non per gli sporadici momenti jazz e per i fiati che spesso da soli risollevavano le sorti di canzoni che, almeno al primo ascolto, mi si son presentate davvero anonime. Canta anche con Cristina Donà e con Manuel Agnelli, ma davvero accolgo con gioia “Idioteque” dei Radiohead che intrattiene il pubblico durante le operazioni di cambio palco. Dite sia stata la confusione di quei venti minuti? Può darsi, ma vi assicuro che non ero certo l’unico nella mia zona.
Però, bisogna ammettere, dopo ci si è ripresi di scatto. Il microfono trova nuovi padroni, e sono i Linea 77. In una sola parola: granitici! Un set folgorante, pesante, potente e preciso, una serie di colpi d’ascia sulla platea che non può restare indifferente e scatena il pogo. Brani scelti tra i più famosi del gruppo ed eseguiti con chirurgica ferocia, sicuramente una delle esibizioni migliori del gruppo a cui abbia assistito, sebbene così breve, ed uno dei momenti più belli di tutto il festival per quanto mi riguarda.
Al rientro delle magliette sudate dalla fossa, fanno il loro ingresso i Perturbazione, che già sapevo bravi, ma non mi immaginavo così abili nel dar spettacolo dal vivo. Il cantante si dimostra non solo capace, ma anche umano, siccome non nasconde il fiatone e la fatica. Con loro la vetta del concerto si raggiunge quando scende tra la gente a cantare, quasi a sottrarsi dagli sguardi di tutti quegli occhi, e non solo esegue da lì il pezzo, ma addirittura riesce a far sedere per terra un bel numero di persone a cerchio e a farle cantare ed alzare a comando. Questo si chiama saper coinvolgere il pubblico!
Cristina Donà continua il festival, dimostrando bravura e precisione. Un set pulito e ben fatto, che riesce a cogliere bene l’immagine di un’artista che attualmente viene incensata ad ogni angolo.
Morgan, invece, mi sorprende. Pensavo sinceramente che il suo disco fosse poco adatto ai grossi live, e qualche spezzone di concerto captato qua e la mi aveva quasi convinto della cosa. Ed invece lui mi smentisce, presentando dei brani arrangiati benissimo e di piena efficacia, il tutto in uno spettacolo soddisfacente ed impeccabile, segno ormai che il nostro personaggio è a tutti gli effetti un veterano, e la sua professionalità deve essergli riconosciuta.
I Modena City Ramblers ormai li si conosce. Calcando i palchi di centinaia di concerti negli anni, ormai il gruppo, oltre ad avere un folto e fedele seguito, è perfettamente rodato e dispone di un repertorio ultracollaudato. Che dire quindi se non che il loro live è stato sine macula come sempre?
Dopo di loro arriva la più grossa sorpresa per chi scrive. Al posto dei defilatisi Verdena si esibiscono i P.G.R. (Per Grazia Ricevuta), composti, per chi non li conoscesse, da quasi tutti i membri dei vecchi C.S.I. con l’aggiunta di Ginevra Di Marco. Un momento magico, davvero, una performance calma e quasi liturgica nel suo svolgersi, un duo di voci evocativo che trascina la folla in un susseguirsi di boati osannanti nel sentire versioni sognanti e splendide di brani come “Cupe vampe”, “Linea gotica” o “Unità di produzione”, o la cover di “Lieve”. Devo ammetterlo, non li avevo ancora sentiti, e quella mezz’ora mi ha semplicemente spazzato via. Il momento più alto di tutta la giornata, una stretta al cuore.
Quasi alla fine, poi, arriva il momento del Marlene Kuntz. Il gruppo si conferma padrone di sé e della situazione con una esibizione compatta e decisa, una piccola gemma che non tralascia di suscitare consensi unanimi nonostante una scaletta per forza di cose incompleta. Ormai un istituzione.
Chiudono, è chiaro, gli Afterhours, con un set che si avvale della partecipazione di Federino Zampaglione, cantante e leader dei Tiromancino, e di Elisa. Il gruppo si cimenta, oltre che in molti pezzi originali, ne “La descrizione di un attimo”, aperta proprio da Manuel e continuata da Federico, e lascia una parentesi (bella e ben fatta, seppur parzialmente fuori posto e forse troppo lunga) ad Elisa per ammaliare gli astanti con il suo canto. Ma non crediate che la band si sia astenuta dal dare spettacolo, anzi! Brani vecchi e nuovi hanno fatto cantare tutto il Mazda Palace, da classici come “Male di miele” a canzoni come “La canzone di marinella” di De Andrè o “mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano.
Un gran festival, ore e ore di musica italiana volate via come un soffio, un piacere davvero.

Live dal Live a Milano, 20 Settembre 2003

di Andrea La Placa (da Rockit)

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