Assistere ad un’esibizione di Marco Parente è una sorta di privilegio, non soltanto
per il livello qualitativo intrinseco della proposta musicale, ma anche perché si
ha la costante e gradevole sensazione di stare ad ascoltare qualcuno che con la
musica mantiene ben più di un semplice rapporto professionale.
È un rapporto che prescinde dal
numero di dischi venduti o dalla necessità di raccogliere consensi ad
ogni costo e che invece coinvolge aspetti meno effimeri e più spirituali: la sensibilità,
la passione, la necessità di esprimersi al di là delle frasi fatte e degli stereotipi.
La proposta del musicista napoletano, prima che verso il pubblico, è onesta
verso se stessa, e questo potrebbe già essere sufficiente per considerarla degna di stima. Se aggiungiamo il fatto che risulta davvero attraente nella sua atipicità, è evidente come non ci si possa esimere dal tesserne le lodi.
Forte di quel piccolo capolavoro che è Trasparente - ultima fatica discografica dell’artista - Marco Parente sale sul palco verso
le undici accompagnato da batteria, chitarra elettrica, tastiere, basso e
sezione fiati. Solo poche note per capire che sarà proprio
il pezzo che dà –in parte- il titolo all’album ad introdurci all’universo
sghembo ma affascinante del musicista, un universo fatto di atmosfere rarefatte,
narrazioni dal taglio squisitamente personale, urgenza espressiva incondizionata. Il songwriting,
perennemente in bilico tra reminiscenze Pop –i Radiohead di OK Computer- e variazioni Jazz, esalta da un
lato la voce vibrante e introspettiva dell’artista, dall’altro la
versatilità dei musicisti che lo accompagnano, dimostrandosi particolarmente in sintonia
con la forte personalità degli arrangiamenti. Brani come Lamiarivoluzione,
Scolpisciguerra,
Adam ha salvato Molly,
Farfalla pensante si alternano
ad episodi tratti dai primi dischi ed offrono il fianco
ad aperture strumentali inaspettate, divagazioni free scomposte, improvvisazioni che
sfociano –sempre con gusto- nel "rumorismo". Che ci crediate
o no, oltre ad essere un raffinato compositore, Marco Parente è anche avanguardia, con
i suoi vicoli tortuosi e le sue sperimentazioni, i conflitti interiori e
le improvvise schiarite.
Non resta che lasciarsi cullare dall’onda delle emozioni di un artista, capace di mostrarsi, anche su un palco, "davvero trasparente".
di Fabrizio Zampighi
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