Giunto alla tredicesima edizione, Rock Island si conferma - o si rivela, per chi non
lo conosceva - come uno dei festival più interessanti nel suo genere. Lo conferma l'elenco
dei suoi protagonisti, nomi affermati della scena indipendente tricolore accoppiati con
alcune giovani promesse, rivelatesi tutte per lo meno interessanti. Se a questo aggiungiamo
un clima assolutamente rilassante e amichevole e un'organizzazione priva di pecche
il quadro che raffigura queste cinque giornate bergamasche diviene ancora più nitido e ricco
di particolari gustosi.
L'onore di aprire le danze è spettato agli Heza e al loro rock suggestivo e ricco
di influenze post-grunge, in cui gli impasti delle chitarre vanno di pari passo
con quelli delle voci, risultando ruvidi e avvolgenti allo stesso tempo. Dopo di loro,
un Paolo Benvegnù in gran forma, ironico fra un brano e l'altro (compresa una straordinaria
rilettura di In A Manner Of Speaking dei Tuxedomoon) e straordinariamente intenso e malinconico al
momento di fare "sul serio". Un grande concerto per un grande artista, insomma. Rimane
da capire perché non sia ancora riuscito a raccogliere in proporzione ai propri meriti.
Un discorso, questo, che - facendo un salto in avanti - vale anche per i protagonisti del
terzo giorno, Cesare Basile e Marco Parente, più elettrico e psichedelico del
previsto il primo, forte di tre chitarre e privo di basso, decisamente
più raccolto il secondo. Se dunque l'artista catanese si è comunque mantenuto saldamente
ancorato a una tradizione rock d'autore (in scaletta anche una cover di God Damn The
Sun degli Swans), coniugando potenza e attenzione per i dettagli, Parente ha preferito giocare
su un terreno diverso, fatto di scarti improvvisi, divagazioni, suggestioni, riarrangiando i propri brani
in una chiave tutta particolare, tale da sedurre ma, al contempo,
da richiedergli anche un'attenzione più da teatro che da festival all'aperto. Un po'
fuori contesto, ma comunque davvero notevole la sua performance, arricchita dei suoni e
dei colori forniti da Enzo Cimino (batteria) ed Enrico Gabrielli (sax, tastiera e
quant'altro) dei Mariposa e da Gionni Dall'Orto al basso (anche nel gruppo di Benvegnù),
senza dimenticare la voce recitante dell'ospite speciale Antonio Bertoli. Proprio
un suo contributo è stato il fulcro attorno a cui, a fine serata, tutti
i musicisti hanno dato vita a una improvvisazione carica di elettricità, di
quelle difficili da dimenticare.
Guardano di più verso l'estero i protagonisti del 15, ovvero Franklin Delano, il cui
country-folk dilatato ha convinto un po' tutti, e i rinnovati
Yuppie Flu che, ritrovatisi in quattro e con un nuovo batterista,
sono ora dotati di una "pacca" più esplicitamente rock, pur non
mancando le influenze indietroniche che avevano caratterizzato la loro produzione
più recente. Per i fan più sfegatati, segnaliamo la presenza in scaletta di due
brani nuovi ma già ben rodati, Pain Is Over e Our Nature, e
di altrettanti azzeccati recuperi dal passato più remoto, ovvero 1967 e Nephology. Quindi,
andando oltre, il 17 è stata la volta dei Tre Allegri Ragazzi Morti
e del loro show, oramai invariato - scelta dei brani a parte - da
parecchi anni a questa parte. Il che, comunque, non è un male: sul palco
Davide Toffolo e compagni non si risparmiano, divertono e fanno di colpo
passare in secondo piano le perplessità che aveva suscitato in noi il loro
ultimo lavoro, Il sogno del gorilla bianco. Come dire che, di tanto in tanto,
una sana iniezione di "bacini e rock'n'roll" non può che
fare bene. Bravi, quindi, e bravi anche gli opener Ali Di
Vetro, non originalissimi ma piacevolmente spigolosi.
Infine, gli ultimi
due nomi in cartellone, i Lana, ancora un po' verdeniani ma davvero convincenti, molto
più che su disco, e i Sux!, originali e istrionici, oltre che dotati
di una personalità ben definita, lontani dall'appiattimento e dall'omologazione
ma tutt'altro che inaccessibili. Peccato però che anche loro siano finora
rimasti una faccenda di culto. Ci piace che siano stati
loro a chiudere in bellezza una rassegna davvero ben riuscita.
di Aurelio Pasini
Live dal Live a Bottanuco, 16 Luglio 2004
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