Sono tornata. Dopo quattro giorni d’immersione totale nella ricerca d’arte e spirito d’emozione. Dopo quattro giorni stancanti, stimolanti, appassionanti. E’ stato questo per me il Six Days Sonic Madness .Un festival che si è tenuto dal 29 luglio al 1 agosto.
Il tutto si è tenuto in un piccolo paesino del beneventano, Guardia Sanframondi. Arrivarci è un po’ un’avventura, ma il luogo è altamente suggestivo. Immaginate un castello medievale. Immaginate pareti di pietra e scale di pietra. Immaginate piccole stradine. Ed arrivati sulla parte più alta del castello, dove la sera si tenevano i concerti, immaginate un panorama mozzafiato, che spingeva alla riflessione ed alla malinconia. Ed immaginate piccole casette, piccole stanze, incastrate nei vicoletti, dove erano allestite mostre pittura, di fotografia, di fumetti. In un piccolo spazio è stata anche allestita una messa in onda di corti, alcuni anche meritevoli d’estrema attenzione. Perdonatemi, se per quanto abbia tentato, non sia riuscita esattamente a farvi immergere in quel luogo di poesia….già la poesia. Era ciò che regnava per quelle stradine, l’arte, il desiderio d’innovazione. Perché penso che sia stato ciò che ha spinto i ragazzi di Guardia Sanframondi a battersi per avere questo festival. Ed a ricercare il personale in ogni artista. Perché arte non vuol dire solo gran nome. Ed arte non è solo musica o cinematografia, in pratica le forme artistiche che meglio riescono a coinvolgere il gran pubblico. Sono state anche fatte scelte difficili. Come quella di allestire un’area “reading”, dove erano lette poesie inedite di scrittori in erba. E con i miei occhi ho constatato che un pubblico di qualche unità, si è poi raddoppiato, per poi moltiplicarsi. Merito di ciò va ai protagonisti di questo momento: Lucio Pacifico, Fabio Pacifico e Antonio Camorrino .Il primo dotato di un’arte metaforica d’interpretazione paragonabile a pochi scrittori in erba, l’ultimo, accompagnato dalla chitarra dell’amico Ismaele, dotato di una sensibilità malinconica, ma anche maledettamente realistica, da far venire, scusate il mio animo emotivo, le lacrime agli occhi.
Ma senza ombra di dubbio, l’argomento principale del SDSM è stato quello musicale. Ben 16 gruppi hanno allietato le persone che con macchina, treno o navetta arrivavano la sera al Castello di Guardia Sanframondi. Parlando con uno tra i ragazzi dell’organizzazione, ha ammesso che i fondi sono molti pochi. Mi ha addirittura confidato che i primi anni per iniziare si finanziavano con delle lotterie da loro coniate (divertente l’idea della lotteria del prosciutto). Che i debiti sono cresciuti. Ma che in ogni modo, senza pensare troppo ai soldi, hanno sempre cercato di chiamare nomi interessanti musicalmente, anche se magari non troppo pretenziosi dal punto di vista economico. Ed effettivamente i gruppi che si sono susseguiti su quel palco, fatto letteralmente di pietra viva, magnifico, erano tutti degni di nota. Anzi, direi, che a volte anche tanto difficili da ascoltare, da non rendere la serata semplice al pubblico.
Andando per ordine, il SDSM si è mosso seguendo queste linee. Un gruppo di richiamo a serata, aperto da altri tre band minori, se quest’aggettivo è utilizzabile quando si parla di musica. I generi musicali che si sono susseguiti sul palco sono stati diversi tra loro: si è passato per l’hip hop elettronico degli udinesi Amari, gruppo con sicure potenzialità future se riescono a definirsi un tantino più concretamente e ad abbandonare le sonorità dei primi lavori per guardare nettamente avanti; si è giunti all'emo deiFine Before You Came ,, un po’ sfigati durante l’esibizione causa mancanza d’elettricità più volte, ma che con ironia e qualche birra bevuta sul momento sono riusciti a sdrammatizzare tranquillamente; ci si è interrogati sull’alta sperimentazione, direi quasi incomprensibile ai più, di Paolo Cantù e Xabier Iriondo , che inoltre facevano anche parte della band che ha dato nome alla manifestazione; si è riusciti ad apprezzare la piccola realtà provinciale italiana, con i Red Worms' Farm , gruppo padovano, forti di una collaborazione con un membro dei One Dimensional Man, e, nell’ultimo giorno, magnifica sorpresa sono stati i Marta sui Tubi , che hanno portato avanti un concerto che ad ogni pezzo ti faceva chiedere se stavi ascoltando lo stesso gruppo che era sul palco un attimo prima.
Dalla Campania, sono giunte sicuramente le due realtà più interessanti della provincia napoletana, che in comune tra loro hanno solo alcuni tra i membri. IValderrama 5 , che, con la solita ironia che li contraddistingue, presenza scenica impeccabile e genialate degne dei migliori autori televisivi, sono riusciti a captare l’attenzione del pubblico, sempre un po’ scettico nei confronti dei gruppi emergenti, per poi coinvolgerli nelle danze, con pezzi beat, surf e sicura influenza colombiana. Hanno insomma effettivamente portato avanti ciò che il leader del gruppo mi ha personalmente definito, ed è qui che tutto ciò che è Valderrama esce fuori, “un concerto di pietra”. IGentlement's Agreement , caratterizzati da sonorità ammiccanti e forti allo stesso momento. Su di loro penso che però ciò che si debba dire è questo: sono solo 3, chitarra, basso e batteria. E sono tre membri validissimi. Si seguono, si studiano, la voce del cantante è stata paragonata a quella di Jeff Buckley, e scusate se è poco.
Voglio anche dare un’attenzione particolare all’unico gruppo straniero della rassegna: i Surrounded Svedesi e calamite viventi sul palco. Gli occhi sono rimasti incollati, e la mente viaggiava. Seduti a terra, quasi tutti. Per viaggiare. Perché sembrava di viaggiare. Nella mente, ovviamente. Non so perché, ma in qualcosa mi ricordavano molto i Sigur Ros. Per le atmosfere che hanno creato, per il silenzio interiore che hanno plasmato, con le note e con un’espressione musicale anche nei movimenti e nei visi. E sono solo al primo lavoro.
Dei “grandi” che dire. Penso che anche loro erano coscienti che attorno ai concerti e prima della loro esibizione, la maggior parte delle persone era stata semplicemente catturata da tutto il resto. E ci si sentiva tutti più amici. Era una trasmissione diretta d’emozioni. Ma molte arrivavano anche da giù al palco, per poi essere assaporate da chi le emozioni le trasforma in arte per mestiere.
Probabilmente la performance più attesa era quella di Marco Parente . E penso che le attese non siano state affatto deluse. Perché spiazza il pubblico. A me, sinceramente, riusciva finanche difficile ascoltarlo. Per quanto ti lascia senza basi, emotive e non. La forza jazz-rock della musica di Parente non è stata nascosta, la poesia e l’enfasi delle sue parole e della gestualità della persona restano impresse: e ti spiazzano. Il 30 luglio ad esibirsi sono stati i Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo che hanno aperto il concerto cantando in francese, per poi lanciarsi in note malinconiche. E’ un gruppo forte di una tradizione lontana. L’influenza post- rock è forte, ma l’utilizzo di un pc che realizza tutti i suoni elettronici e di chitarre di tutti i generi, rendono l’arte lenta e rilassante di questi 3 ragazzi torinesi, più facile all’ascolto. Il contatto con il pubblico lo ho trovato etereo, penso che ciò provenga dalla vera anima del gruppo, così nobile e silenzioso nella propria esibizione.L’interesse personale e non solo, è stato catturato totalmente il 31 luglio da El Muniria che hanno presentato al SDSM il loro primo lavoro, Stanza 218. Il loro show mi è sembrata una rappresentazione cinematografica, la loro musica colonna sonora di una storia che stava dietro e nascosta tra le pieghe di quel palco. Non voglio parlare solo della qualità musicale del gruppo, delle magnifiche atmosfere e sperimentazioni che hanno portato a Guardia Sanframondi, ma anche e soprattutto di quei testi, forti, poetici. Era come leggere pagine di diario della vita di ognuno di noi, se ovviamente tutti noi sapessimo scrivere in quel modo. Ultima serata dedicata ai Tre Allegri Ragazzi Morti , che non si sono smentiti nel modo di presentare la loro musica. Pordenone è arrivata nel sud italiano, la loro comicità malinconica e pagliaccesca ha fatto sorridere anche i più grandi, l’adolescenza del ragazzo morto presente in ognuno di noi è stata tirata fuori. I pezzi presentati dell’ultimo lavoro, denotano una sicura maturità artistica, anche per quanto riguarda i testi. L’ultima parte del concerto è stata dedicata ai cavalli di battaglia, che hanno fatto sorridere quelli che come me, li seguivano da adolescente e continuano ad amarli in ricordo dei tempi andati. Un po’ come rivedere vecchie foto. Loro che tanto detestano le foto. E l’atmosfera si è veramente intrisa di malinconia. Perché era anche l’ultimo giorno. Il sapore delle cose belle che arrivano, che ami e che poi ti lasciano mi passava sotto al naso. Come l’adolescenza che cantano i ragazzi morti. Come un festival che stava finendo.
A parte tutto ciò che bene non è andato ( un campeggio lontanissimo, mancanza d’acqua, stanchezza, scalette forse sbagliate per dare maggior spazio a determinati gruppi) ma che in questo momento voglio dimenticare presa dal ricordo degli occhi di quegli 80 ragazzi che hanno creduto in quanto hanno creato, sono sicura che il SDSM è destinato a crescere. Perché l’impegno di quanti ci hanno lavorato è sorprendente. Parlando con loro, ho dedotto immediatamente quanta dedizione e concentrazione dedicano a ciò che fanno. Superando problemi ed anche pregiudizi delle persone del luogo, ma anche apprezzando l’aiuto e l’approvazione che hanno raccolto attorno a loro nel corso degli anni. E, sinceramente, hanno anche e pienamente, la mia.
di Marianna Vittozzi (per Sonorika)
Live dal Live a Benevento, 29 Luglio 2004
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