Chiostro Di Santa Cristina
Bologna, 20 Luglio 2005

Un uomo solo, vestito di lino, con una chitarra acustica. Non è un falò sulla spiaggia la notte di San Lorenzo, vero must di ogni estate (“per fare qualcosa di diverso” è la frase usata per coinvolgere quanti più partecipanti possibile, ma è vero solo se non sei lo sfigato che suona la chitarra e per stupire suona Stairway to Heaven mentre gli altri si intrattengono con il compagno o compagna di turno), ma il concerto di Marco Parente nella suggestiva cornice (espressione telefonata che MS Word bollerebbe come “abusata e logora” se solo avesse anche la funzione “buon gusto” oltre alla correzione automatica) del Chiostro di Santa Cristina.

A dire il vero non c’è molto da dire in merito al concerto: non sono un fan appassionato di Marco Parente, e benché sia la seconda volta che mi capita di assistere ad una sua performance, ancora non riesce a convincermi dal vivo, pur apprezzando alcuni suoi dischi. Sia ben chiaro, non ho nulla da eccepire alle sue doti: è un musicista poliedrico ed espressivo, visionario nelle soluzioni musicali e verbali, istrionico nell’inerpicarsi con la voce per raggiungere vette spioventi, ma tutto questo il più delle volte mi lascia indifferente.

Reggere un palco da solo con voce e chitarra, per posizionarsi comunque su linee di frontiera è esperienza difficile e lo sforzo è encomiabile, ma il rischio dell’incompiuto è dietro l’angolo. A riprova di ciò, va detto che i due pezzi in cui Marco era accompagnato da Enrico Gabrielli al piano, hanno brillato sugli altri proprio per il senso di pienezza che infondevano. In definitiva, a parere di chi scrive è solo in formazione full band che la musica di Marco Parente raggiunge la sua dimensione ideale e ottiene la giusta ricompensa in termini di apprezzamento.

di Rocco Avolio (Sonorika, www.sonorika.com)
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