Sabato 12 novembre Corallo di Reggio Emilia, Parente ha presentato il suo ultimo lavoro:
Neve Ridens.
Il songwriters più innovativo della scena indie italiana porta sul palco del Corallo (www.krock.it) sonorità ricercate e l’intensità delle sue immaginifiche parole. Forse definirlo solo cantautore è quasi riduttivo, perché Marco Parente oltre a cantare le proprie liriche raffinate accompagnandosi con la chitarra, guida una band di quattro elementi tra arrangiamenti curati e sperimentazioni sonore.
Il concerto comincia con i musicisti che salgono uno alla volta sul palco: Enrico Gabrielli (fiati, piano), Gionni Dell'Orto (basso), Asso Stefana (chitarre), Enzo Cimino (batteria). Dopo qualche secondo entra un uomo con un cappuccio calato sul viso che scopre solo la bocca. Parente esorta al risveglio cominciando con Wake Up (sveglia/ ti stanno rubando la macchina/ ti stanno rubando la lettera A/ Anima) mentre si toglie la maschera-passamontagna. Le canzoni si susseguono tra accordi taglienti e melodie delicate che escono dalla chitarra suona sfiorando appena le corde.
Vista e udito sono disorientati mentre si assiste al concerto, perché quelli che sembrano suoni elettronici, partoriti da un freddo programma che mette in loop la sequenza, sono invece realizzati dai musicisti che utilizzano strumenti e oggetti in modo non convenzionale. Mi accorgo che alcuni elementi della batteria non sono ciò che mi aspettavo: cassa, rullante, tom, sono sostituiti da custodie di plastica che percosse danno un suono ovattato. Il basso viene suonato con qualcosa più simile a una carta telefonica che a un plettro. Il clarinetto e la voce vengono utilizzati per costruire ritmiche che sembra uscire da una drum machine. Marco Parente ritorna alle reminescenze batteristiche percuotendo un microfono. Sperimentazione sì, ma non fine a se stessa. L’unica associazione che mi viene in mente per questo sound innovativo e di classe è: Radiohead. Oltre a proporre i brani di Neve Ridens c’è anche spazio per una meravigliosa Lamiarivoluzione, all’interno della quale viene suonato un silenzio lungo qualche minuto, interrotto solo nel momento in cui Parente fa un cenno e la sua piccola orchestra surreale riattacca potente. Poesia, intensità, calore, colori, sperimentazioni, questi i termini che descrivono il concerto di Marco Parente.
di LL (da www.dissenzoo.com)
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