Alla scoperta di costanti e delicate emozioni
"L'attuale jungla" di Marco Parente
Doveva essere un’improvvisata, giusto per evitare di
passare una serata in strada... poi si è rivelata un’ottima
occasione per conoscere un lato inedito della musica di
Marco Parente, rivisitata in un’insolita formazione a tre:
Alessandro Stefana (Asso), alla lap steel e chitarra elettrica,
Enrico Gabrielli ai fiati e pianoforte, e Marco
Parente voce e chitarra.
Dopo un breve show case di
presentazione dell’ultimo
disco live, "L’ Attuale Jungla", svoltosi alla Fnac
nel pomeriggio, Marco Parente replica la sera allo Slovenly
con un concerto di un’abbondante ora e mezza, durante la
quale ripercorre gran parte della sua carriera. Le performance
non si ripetono mai uguali, neanche quando si
susseguono nell’arco di poche ore: così come ogni luogo
necessita di un suo abito, altrettanto le canzoni si adeguano
e nell’esibizione alla Fnac, queste si vestono di toni
jazzati, adatti ad un ambiente da salotto, colto, con sfumature
che sapientemente salpano da ricami e mille
intrecci sonori e approdano nel minimalismo.
Nello Slonvenly invece le canzoni si adeguano all’ambiente
del più lercio dei locali dell’underground
privilegiando l’impatto fisico prima
ancora di quello emotivo. In un’atmosfera
informale e rilassata, si susseguono piccoli
classici come "Karma Parente" ed "Il
Mare Si E’ Fermato"(nella cui lunga e travolgente
cosa strumentale Marco Parente
arriva a suonare addirittura una sedia) e
ripescaggi inaspettati come "Cuore
Distillato", pezzi semi inediti come
"Inseguimento Geniale" (dedicato a
Cristina Donà, la quale ha suggerito a
Parente il titolo della canzone attraverso un
sms) e brani dal forte impatto emozionale
come le versioni ridotte all’osso di
"Davvero Trasparente" (che ha aperto il
concerto) e "Rampe Di Slancio" (che lo ha
chiuso). Un vero e
proprio tuffo nell’acqua,
quasi preannunciato
nell’intenso blu
della copertina,
vibrante, come la lap
steel che funge da
eco trascinando le
parole rincorse poi
dal clarinetto; il flauto
malinconico che
accompagna "l’urlo
imploso"di "Anima
Gemella"e i sussurri
in questo affascinante vento musicale, danno vita a tenue
visioni.
A dare concretezza ed ombra a questo tono velato, scivoloso,
accompagnato da chitarre ubriache, sono i momenti
di virtuosismo cadenzati e incalzanti che ci riportano alla
realtà, destandoci da questo viaggio ipnotico ed esotico,
dunque le canzoni con i loro momenti di quiete e rapsodia
in punta di piedi nonostante una generale asciuttezza
dell’assetto contribuiscono a rendere vario il concerto che
regala ai presenti costanti e delicate emozioni.
di Federica Di Lorenzo (cherryfe@katamail.com)
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