Come suonano i libri
Non è un vero e proprio concerto Il rumore dei libri,
lo spettacolo che Marco Parente sta portando in giro in questi
ultime settimane in compagnia di Enrico Gabrielli (pianoforte, melodica, fiati e
tant'altro), Massimo Fantoni (chitarra elettrica e chitarra preparata) e Dario
Buccino (musicista contemporaneo alle prese con un foglio di
lamiera da percuotere e fare vibrare secondo una tecnica da lui stesso
concepita). E’ piuttosto una performance, ma sarebbe meglio dire un "atto artistico",
sul suono delle parole e di ciò che le contiene: il libro. Libro
che alla fine dell’ora e poco più di esibizione del quartetto viene sfregato,
percosso, e alla fine distrutto e "mangiato" dallo stesso cantautore
tosco-napoletano, come una sorta di atto definitivo (e in qualche modo,
crediamo, dichiarativo) di una serata che ha coinvolto brani presi da
tutto il repertorio e riproposti per l’ennesima volta sotto nuove vesti, scampoli
teatraleggianti e rumoristici (del sale gettato a terra e poi
schiacciato coi piedi in un gioco di sfrigolìi d'antan dall'impatto davvero suggestivo),
registrazioni di readings poetiche prese dall’archivio sonoro
Elytra e strumentali dal piglio nervoso e destrutturante.
Testa di cuore viene cantata all’interno di un parallelepipedo di metallo con
indosso una maschera di occhio ciclopico; Il fascino del perdente
innestata su un inquieto frame recitativo e spezzettata in
microscopici battiti delle sei corde; Come un coltello resa funambolica nell’
interpretazione e virginale nell’arrangiamento (piano più chitarra con archetto);
Il mare si è fermato, la migliore tra tutte, dilatata nelle consuete derive rumoristico-ambientali
e conclusa in una forsennata contesa tra il pianoforte e
una sedia battuta a terra. Parente non ha paura di
non farsi capire dal pubblico perché sa di avere tra le
mani uno spettacolo difficile da comprendere nel suo insieme ma capace di
regalare singolarmente diversi momenti di (inquieto) pathos. E difatti il pubblico della
Casa139 di Milano, all’inizio dubbioso se interrompere o meno con gli applausi un
fluire di esperienze tanto eccentrico quanto affascinante, piano piano si scioglie
e gli tributa il giusto riconoscimento.
Da parte nostra, una nota di merito per la volontà di concepire una
situazione sicuramente inconsueta ma tutt’altro che sterile a livello
fruitivo, e l’ennesima conferma di avere a che fare con
uno degli artisti più imprevedibili e – passateci il termine – avanti del panorama cantautorale italiano.
di Luca Barachetti
Comunicato stampa
Neve ridens
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