Ascensore inferno piano terra
Neve ridens, 2006

Ascensore Ascensore
Ascensore Ascensore
lega il cuore ad un filo
sopra il quale io cammino

su e giù
su e giù

Ecco sto nascendo
in un ascensore che
mi porta dritto dritto
al piano terra

con un diavolo per capello
un angelo come ombrello
e scivolo all'insù
in piedi come la speranza

...Vivo nell'unico mondo possibile
in ogni modo possibile


Versione rivisitata di un brano del passato (Paradiso, inferno, piano terra), che ha un suono che non ha niente in comune coi brani precedenti, ha l'atmosfera noir degli anni '50, di Miles Davis.

É suonata in modo diverso dal registro cui siamo abituati: con coincidenze incredibili di feeling, di interazione, soprattutto nella parte dell'assolo, che è improvvisato.

E'l'unico brano che quando l'ascolto dico "chi l'ha suonato quel pezzo lì?", non riesco proprio a vedere me che suono il pianoforte in quel modo, Enzo quella batteria, l'assolo di Enrico, o la slide di Asso. Non vedo loro, non vedo me, non ci vedo suonare quel brano: è come se in quella canzone fossimo stati posseduti da altre anime musicali, dando vita a quello strano equilibrio che la canzone alla fine ha.

Da un punto di vista testuale, l'ultima frase "Vivo nell'unico mondo possibile e in ogni modo possibile", è una consapevolezza non urlata: e così siamo qua, con l'ascensore abbiamo lasciato il paradiso, siamo passati dall'inferno, e siamo arrivati al fondo del fondo che è il piano terra, e l'unica cosa che possiamo fare, che possiamo fare è vivere.
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