E' il secondo episodio della della reprise che chiude il disco,
nato per caso da un motivetto che Asso suonava all' ukulele, durante
un pomeriggio, e da parole scoperte per caso in agenda, che io avevo scritto in altri momenti.
E' una canzone dedicata non a "te stesso", ma
a un'altra persona, un gesto che dall'inizio alla fine non si
concentra su di sé, ma sulla vita di un'altra persona.
Come tutte le canzoni dedicate, ha un potenziale speciale ed è dotata di
istinto puro: è un atto "psicomagico", psicomagico terreno, tanto per
citare Jodorowsky, un atto psicomagico della carne: c'è
la pietra, che viene piantata in terra.
Mi piace che il disco finisca così: veramente consegnato, definitivamente, si
dà, lo si affida, al posto di prendere si dà. Esco
fuori dalle scarpe, dalla mia giacca, e il disco viene consegnato, si chiude e se ne va.
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