La Nazione
1 Marzo 1997

Parente, il Donovan del Duemila

Feeling e sperimentazione. Una band da club newyorkese con due violinisti e una tromba
PRATO - Una sventagliata di nuove uscite discografiche per il Consorzio Produttori Indipendenti. Il 14 marzo escono infatti i nuovi CD di Mira Spinosa, il Grande Omi e del Santo Niente, mente il 20 saranno pubblicati ben quattro nuovi album dell'etichetta Taccuini (Collana di "musica aliena"): due di Andrea Chimenti, che oltre alla riedizione del suo primo Lp (La maschera del corvo nero) ha pronto il nuovo Qohelet, insieme a Fernando Maraghini, Plastica anamorfiva esistente di Roberto Maraini ed Eppur non basta, l'attesissimo debutto di Marco Parente.

Chimenti e Parente hanno presentato l'altra sera nelle sale del "Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci" di Prato i nuovi lavori.

E' stato un successo per entrambi gli artisti, che hanno dimostrato grande verve e soprattutto originalità anche nella messa in scena dei due progetti che la settimana prossima saranno presentati in diretta su Radiotre Rai.

I due Cd mostrano due modi quasi opposti di vivere il sound contemporaneo. Marco Parente ha privilegiato l'impatto live, l'improvvisazione e la canzone, mente il set di Andrea Chimenti e Fernando Maraghini, nettamente più intimista e suadente, ha preferito puntare sulla voce e sulle mille sfumature della parola cantata e recitata.

In entrambi i casi, come dicevamo, si tratta di lavori innovativi, ma anche spiccatamente contemporanei.

E, se da una parte la melanconica e intrigante drammaturgia musicale di Chimenti prende avvio da testi di Pessoa, Ungaretti e dall'opera biblica "Qohelet", Parente si diverte a colorare di intensità e musica aliena una raccolta di canzoni prettamente cantautoriali. Una sorta di Donovan del Duemila, che non rinuncia al feeling e alla sperimentazione tipica degli anni Settanta, ma la esprime a trecentosessanta gradi grazie a una band che sembra uscita da un club newyorkese.

Paolo Clementi ed Erika Giansanti alle viole (al posto delle solite tastiere), Luca Marianini alla tromba, Giovanni Dall'Orto al basso e soprattutto il ritrovato Jeppe Catalano alla batteria esprimono una vitalità acida degna delle migliori new jazz d'oltreoceano, ma è sempre Marco Parente a menare la danza, a orchestrare i vari movimenti che vivacizzano e danno spessore ad ogni canzone.

Giovanni Ballerini

Apri gli occhi... Verso la guarigione