Ancora il nome di Sylvian fa capolino fra le righe di
Eppur non basta, CD di esordio di Marco Parente, già
batterista-percussionista con CSI e Chimenti. Ed ancora una volta
il glaciale sentire dell'ex Japan è ibridato con caldi flussi mediterranei.
Ma non nella riviera dei fiori bensì all'ombra del Vesuvio va cercato
in questo caso il punto di riferimento, cioè nel primo Alan
Sorrenti.
Atmosfere vellutate e dilatate, che a tratti esplodono in attimi di controllato
rumore, a cui lo splendido onnipresente suono delle due viole dona un etereo
sapore cameristico.
Grande lavoro in fase di arrangiamento, nulla è fuori posto o sopra le
righe. Ritmi tipicamente latini (Musica per)
o esuberanti jazzismi (il finale della delicata e bellissima
Il mare si è fermato, probabilmente il top del disco, con la
tromba di Luca Marianini in libera uscita) sono cesellati alla perfezione
nel contesto generale.
Insieme strumentali sfociano a volte nella dissonanza, ma senza mai esagerare,
come ben si addice ad un contesto pop. E questo vuol essere Eppur non basta,
musica pop di fine millennio (parafrasando un titolo dell'album). "Aliena
certo", come la collana in cui è inserita, ma pur sempre musica pop,
un buon mattone posto nell'edificio atto a rinnovare l'Italica melodia.
Da segnalare infine un cameo della primula rossa della canzone italiana (Carmen
Consoli, chi altri mai!)in Oio.
Gran disco.
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