Rockerilla
Aprile 1997

Eppur non basta

Sul Taccuino n.5 dell'omonima collana edita dal Consorzio Suonatori Indipendenti sta scritto il nome di Marco Parente: un debuttante assoluto (almeno per quel che consta al sottoscritto), ma tutt'altro che allo sbaraglio. Non ci vuol davvero molto in effetti ad accorgersi che il personaggio in questione ha atteso alla costruzione di queste canzoni con tutta la meticolosa attenzione del perfezionista e la cognizione di causa di chi conosce a menadito la grammatica e la sintassi della musica, di chi sa ornare uno spartito, orchestrare un arrangiamento d'archi e impiegare nel migliore dei modi il timbro squillante di una tromba senza 'sbrodolare' in virtuosismi solistici.

Difficile inquadrare questo suo esordio entro precisi parametri stilistici: il taglio delle canzoni è quello che con grossolana approssimazione si suol chiamare cantautorale (un brano come L'aggio scritta a' canzone, dialetto a parte, sembra rimandare al Tenco più disperato), ma i suoni, ancorchè morbidi, puliti e prevalentemente acustici, hanno tuttavia mordente e geometrie che discendono pittosto dal rock, impressione questa che viene tanto di più avvalorata dai toni "cattivi" della voce (in Buone prestazioni ed Eppur non basta per dirne un paio) e dalle chitarre distorte qua e là (I fuochi di fine millennio) la produzione di Gianni Maroccolo e Giovanni Gasparini ha affacciato non senza un pizzico di malignità.

Più che la ricca e blasonata tradizione dei cantautori, dunque, è un gruppo minore e semisconoscito come That Dog a venir poco per volta in mente, per la sagacia con la quale Parente tratta gli strumenti ad arco, e soprattutto per il clima di libertà da condizionamenti stilistici che si respira in queste sue composizioni. Ma sarà così necessario trovare dei riferimenti esatti per queste canzoni? La citazine da Eduardo De Filippo con la quale Francesco Pisaneschi dei Luci Ferme chiude il disco (il passo cruciale recita testualmente "capire è inutile") non incoraggia davvero a continuare la ricerca.

Elio Bussolino

E allora... Ciò che ha scritto l'uomo dell'uomo ...Mi confonfe solo