Un disco sottovoce e intimista. Ma di assordante bellezza
"Un sacchetto pieno di vento che ti soffia in faccia la bellezza": credo
sia proprio questa frase tratta proprio da un brano di Marco Parente,
la definizione ideale di questo Trasparente.
La bellezza che Trasparente riflette e ti soffia dolcemente in
faccia non è però quella bellezza volgare e appariscente dei nostri tempi:
no, è una bellezza limpida, quella bellezza commuovente che è anche
sinonimo di purezza, che si vede da bambini nel luccichio delle luci di
natale o, qualche anno dopo, in qualche ultimo abbraccio perso in una qualche
fermata dell`autobus.
Riuscireste ad immaginare un album scritto a quattro mani da Jeff Buckley e
David Sylvian, cantato dal primo a arrangiato dal secondo,
nella loro vena più intimista? Ecco: se ci riuscite forse avete nella mente
un`idea vaga di quello che è questo album. Un album difficile, capace di
alternare sperimentazioni e strumenti classici mantenendo però sempre
la propria atmosfera intensa ma "sotto voce", con la bellissima voce di
Marco a fare da elemento trainante.
Il singolo Lamiarivoluzione,
con il suo giro incantato di piano, è un pò lo specchio magico che ci apre
le porte dell`album, mentre Scolpisciguerra,
unico brano ad avere una qualche apertura "rock", appare come un ultimo
momento catartico prima di immergerci nella magia vera e propria. Da qui
in avanti è meraviglia pura che passa dallo splendido affresco acustico di
Farfalla pensante ai
sussurri soavi della dolcissima Come un coltello
e le dissonanze sotto voce di W il mondo [radiourlo]
o il pianoforte della minimalista Derivanti.
Si resta imprigionati in un mondo senza tempo fatto di sussurri ed emozioni
allo stato puro finchè, con Fuck (he)art & let`s dance,
Marco decide di svegliarci bruscamente giocando per un paio di minuti a fare il
Madasky per sfogare la sua vena più sperimentale. Le sperimentazioni
continuano con la bella filastrocca Anima gemella
ma tornano a coniugarsi con le atmosfere soavi e incantate dell`album,
mentre con Adam a salvato Molly
si torna al vecchio pianoforte a cui nel finale si uniscono i fiati, che
ritornano anche nella conclusiva Davvero trasparente
dandogli un ottimo sapore retrò.
Anche nei testi Parente riesce a confermare il suo grande talento, dando
ampio sfoggio della sua vena poetica intimista ed a volte criptica che
in questo album sembra raggiungere il proprio apice.
Se è vero quanto affermava Dostoewskji dicendo che "la bellezza
salverà il mondo", allora possiamo tirare tutti un sospiro di sollievo:
questa volta ci ha pensato Marco Parente a salvarci realizzando uno
dei dischi più belli ed emozionanti dell’anno.
Roberto Bonfanti
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