Trasparente
Album, Mescal (2002), MES 672877 2
da Francamente


Una testa di cuore trasparente, eppur non basta

La testa ed il cuore di Marco Parente hanno una portata eccezionale. La trasparenza, onestà e coerenza del suo lavoro sprizza da tutti i pori dello stesso. Eppur non basta!

Già dal primo album il sig. Parente ha dimostrato le sue doti di musicista, scrittore, cantante e poeta. Doti che si riscontrano sul mercato discografico domestico tutt'altro che abitualmente. Eppure (scusate l'iterazione), Eppur Non Basta è stato archiviato e quindi cacciato fuori produzione nello stesso anno in cui è stato messo in circolazione, il 1998.

Nel 2000 arriva Testa di Cuore un altro capolavoro di rara bellezza, anch'esso quasi ignorato dal pubblico e quindi condannato soltanto a far parte della prima scelta degli addetti ai lavori: recensori, musicisti, appassionati.

Visti questi presupposti e una volta chiusi i battenti della Sonica Factory, ci siamo preoccupati per la sorte di uno dei più originali e interessanti cantautori italiani dei nostri anni.

Vi sembra una cosa normale? In Italia funziona così: si spendono milioni (di Euro) per produrre e promuovere materiale che si avvicina più alla merda che ad altro ("fuck art, let's dance!" - prende ironicamente in prestito Marco da Lawrence Ferlinghetti), mentre artisti che confezionano alta pasticceria sonora rischiano di estinguersi o di essere costretti ad emigrare.

Ma ecco arrivare un certo signor Agnelli (con i suoi amichetti della Mescal) - GRAZIE - a produrre il terzo album dell'artista napoletano: Trasparente.

Innanzi tutto affermiamo che lo zampino di Manuel si sente soprattutto nel tentativo di ottenere arrangiamenti e sonorità che si collochino in qualche luogo immaginario fra Ok Computer e Kid A/Amnesiac (che sono stati realizzati contemporaneamente) dei Radiohead. Vorrei dire anche che questo tentativo sembra riuscito molto meglio su Trasparente che su Quello che non c'è degli Afterhours.

Trasparente, nell'insieme, è sicuramente il lavoro più sfaccettato del nostro Parente: si alternano brani jazzati, blues, folk e uno straordinario exploit techno(!). Gli arrangiamenti dei brani presi singolarmente, però, premiano la fluidità e l'ascoltabilità rispetto ai pezzi dei precedenti album. In questi ultimi, infatti, ogni brano era imprevedibile a se, ma faceva parte di un disegno complessivo più omogeneo e coerente. Soltanto due episodi di Trasparente rivivono dettagliatamente le origini: Anima gemella e Adam ha salvato Molly.

Questo rock sottile ed impegnato accoglie acustica ed elettronica (in due casi lavorata magistralmente da Fabrizio Brusci), dolcezze armoniose s'intrecciano a brusche distorsioni, stride la voce di Marco, non si da pace: i suoi vocalizzi vibrati sono misteriosi e tormentosi. Una specie di Jeff Buckley aguzzo ma smorzato.

Viene confermato l'ampio spazio normalmente dedicato ai fiati che, ora rendono swing Adam ha salvato Molly, ora in Scolpisciguerra citano il jazz agli albori del secolo. Sono in prima linea per gli stacchi, duettano con la voce, si distinguono per gli assolo in apertura di alcuni brani, sono spesso presenti ad arricchire la ritmica. Due brani si avvalorano perfino di un intera orchestra.

Trasparente è ricco di poesia che rivela realtà molto personali (da cui il titolo), scomode quasi per tutti: "non cambia il mondo se non cambia il mio io", "è il bluff di non esistere scoprire l'assenza di te, che passi senza macchia, ma senza vita", "uscire ed ascoltare uno per uno, dando quel poco di tutto che abbiamo"...insomma, Trasparente non si canta certo spensieratamente. Questo è un lavoro di profonda riflessione ma anche di estrema semplicità in cui i risultati in versi sono definizioni inevitabili della nostra vita.

Consentiamoci pure di riconoscere al nostro affezionato aggettivi migliori di "grande" o "nazionale" tanto è superata la prova del confronto con la migliore concorrenza anglosassone e non. Trasparente si impianta sicuramente ai vertici della classifica dei migliori (pochi) dischi dell'anno, ma la classifica che conta per i più non sarà mai tanto sensibile da regalarci una simile emozione.

Francesco Collepardo

si infuria la luce.. si stira la terra..