Un disco denso per esplorare territori tutt’altro che trasparenti
Non è certo intessuto con le sottili trame della trasparenza il terzo album di
Marco Parente. Nella sua musica ribolle una teatralità sghemba, ma anche un’attitudine
dolente che serpeggia fra i brani ed un espressionismo visionario e decadente. Un gioco
apparentemente ben architettato che presto rivela il rovescio della medaglia di questa
manciata di canzoni dagli arrangiamenti quasi sempre scarni e nervosi. E allora quella
teatralità corre il rischio di impantanarsi nelle maglie di un solipsismo a volte un po’
autistico, la dolenza rischia di trasformarsi in un tranello estetizzante e gli sprazzi di
autunnale decadentismo in un’opera intellettuale leggermente cervellotica che regala una
contraddizione: quella di un disco dai diafani colori pastello alle cui spalle si allunga minacciosa un’ombra nera.
Genere: rock d’autore
Produttori: Manuel Agnelli
Brano migliore: Farfalla Pensante
Ha il suono di: Ben Christophers, Radiohead, Luca Madonia
Voto: * * *
Mauro Petruzziello
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