L'ultimo suo album, dice Marco Parente, ha un'anima divisa in quattro:
"In Trasparente c'è la dimensione della
Big Band jazz; il canonico quartetto rock; il lato più solitario; l'elettronica".
Ed è proprio questo ultimo aspetto il nucleo, stasera, alla Sala Vanni (piazza del Carmine ore 21, 12 euro) de
Il pesce ha parlato, in progetto che il Musicus Concentus
ospita in anteprima. Musica da camera, così Parente definisce il concerto
che ripesca brani di tutta la sua storia (a cominciare da Eppur non basta, il primo CD) e li
getta in pasto a Mirio Cosottini alla tromba, Mirko Guerrini al Sax, ma soprattutto ai fragori e
alle sottotracce elettroniche di Lorenzo Brusci (uno degli ospiti dell'album) che,
con l'editing analogico di Marco Tagliola e l'amplificazione di Stefano Roslmair, ha
il compito di dare una complessa regia ai suoni in un dialogo continuo tra palcoscenico e
sala - spiega Parente - come nella cameristica classica, il suono proverrà dal palco, ma nello
stesso momento un sistema di diffusione sonora in esafonia spazializzerà la musica, manipolata in d
igitale e in analogico. Con Brusci l'incontro è stato casuale: è toscano, conduce una sua ricerca
fuori dei canoni, quindi mi sono detto, perché no? Il bello è arrivato dopo.
Lavorando con lui, mi sono accorto che siamo sulla stessa lunghezza d'onda: per la frequenza ha lo stesso valore che per me ha una nota".
Il pesce ha parlato, inedito del '95 che faceva parte di una trilogia,
mai realizzata, sulla deriva del linguaggio come assemblaggio di fonemi privi di significato,
sembra alludere al rapporto conflittuale che Parente ha con le parole: "La musica mi fa godere mentre
la parola mi fa capire. Quindi, soffrire: ti mette a contatto con la tua interiorità,
senza filtri, con tutte le sgradevolezze del caso". Forse, ammette Parente, è
questa conflittualità che lo spingere testi di notevole spessore (City Lights
ha pubblicato una raccolta di testi editi e inediti)
che spesso e volentieri affrontano il tema dello scontro con la realtà:
"Canto le crepe tra me e il mondo perché appartengo a quella schiera di persone che hanno bisogno di dirsi e sentirsi dire la verità".
La definizione di cantautore gli sta stretta: "Sì, canto ciò che scrivo. Ma non mi sento figlio di De Andrè, anche se amo Creuza de Ma,
o di Fossati, anche se sento vicino il suo cinismo. Sono altre le cose che hanno cambiato il mio modo di vedere la musica.
David Sylvian, i Radiohead di Amnesiac che hanno più punti in
comune di quanto si pensi con Caetano Veloso o con il Miles Davis di Bitches Brew".
E questo senso di disappartenenza si estende al rock italiano, anche se
Trasparente è stato prodotto da Manuel Agnelli degli Afterhours: "Ha rispettato il mio mondo,
aiutandomi a tirare fuori la mia essenza, il mio stile. E, sotto certi punti di vista, è stato spietato, perché mi ha
spiegato come non nascondermi dietro il dito dell'estetica".
Live dal Live alla Sala Vanni Firenze, 13 Dicembre 2002
Fulvio Paloscia
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