Un rivoluzionario della parola allevato da Ferlinghetti
Cantautore visionario e anticonvenzionale, Marco Parente pubblica il suo terzo disco, "Trasparente", prodotto da Agnelli
Lo si può chiamare "cantautore", ma solo nel senso meno convenzionale del termine.
Timbro di voce alla Buckley, più Tim che Jeff, o - circoscrivendo le analogie al
territorio nazionale - all'Alan Sorrenti primissima maniera (quello di Aria e del
Vecchio incensiere). Canzoni oblique e linguaggio allegorico. E siccome le coincidenze
non sono mai davvero tali, eccolo al fianco di visionari quali Lawrence Ferlinghetti e
Alejandro Jodoroski in happening come Pullman My Daisy e
Rivoluzione Poetica. "Esperienze nate
dall'amicizia con Antonio Bertoli, responsabili della filiale fiorentina della libreria
City Lights di San Francisco,
l'unica autorizzata da Ferlinghetti: è stato lui a coinvolgermi nelle
varie iniziative", racconta. "Con loro c'è stato uno scambio paritario. Mi sono sentito in
famiglia: per me erano come nuove figura paterne". Forse è poesia beat di nuova generazione,
quella di Marco Parente, napoletano di origine e fiorentino di adozione. In curriculum due
album editi da Sonica, Eppur non basta e
Testa, dì cuore. Il collasso dell'etichetta
affiliata al Consorzio Produttori Indipendenti lo aveva quasi travolto. "Dopo Testa,
dì cuore ho fatto molte cose: colonne sonore per balletti,
la riscrittura per pianoforte e voce del mio repertorio, esperimenti con l'elettronica...
Progetti che non hanno avuto
visibilità. Adesso è ripartito tutto, nel posto giusto e al momento giusto". Ha trovato
asilo alla Mescal, editrice del suo disco nuovo: Trasparente.
Gioco di parole con il proprio cognome, ma anche dichiarazione di intenti.
"Delle etimologie possibili mi piace quella che si riferisce a qualcosa di
particolarmente sottile, come una fettina di carne: la mia carne sposta e resa
commestibile". Nelle canzoni parla di "guerra" e "rivoluzione", riferendo tuttavia
quei concetti a una dimensione individuale. "E' un contrasto solo in apparenza,
ho voluto usare in chiave privata termini che di solito riguardano moltitudini,
addirittura invertendone il senso. In Scolpisciguerra
l'idea di conflitto diventa strumento di bellezza e di pace, e lo stesso vale per "rivoluzione": l'unica che
concepisco è quella che investe la sfera soggettiva". A rifinire le musiche è stato
l'ubiquo Manuel Agnelli. "Mi ha dato fiducia e sicurezza, prendendo le decisioni che
io non riuscivo a prendere: è stato il produttore che prima non avevo mai avuto",.
Nonché il suo anfitrione presso Patty Pravo, che cercava canzoni di autori giovani e
ne ha trovata una in Farfalla pensante.
"Non l'avevo scritta per lei: esisteva già,
tant'è che fa parte di Trasparente. E' stata lei a sceglierla, poi ci siamo incontrati,
abbiamo registrato un provino e alla fine l'ha inserita nel suo disco in tutt'altra versione".
Alberto Campo
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