Non avendo mai ascoltato Marco Parente, Trasparente, per il sottoscritto, è
stato una piacevolissima sorpresa. Affascinante già dal raffinatissimo art work
della copertina, il disco è una sorta di diario intimo, un taccuino dalle pagine
traslucide, in cui i pensieri, le parole, si accavallano, si sovrappongono,
trasportati con grazia da note cristalline, o agitati con foga da musica tesa e scura.
Una voce che si distende come quella di Buckley figlio (Farfalla Pensante),
che si dilata ricordando le allucinazioni di Buckley padre, o di Robert Wyatt; il rock emozionale
vicino all'umore dei Radiohead (il refrain di Come un coltello
sembra una citazione di Exit Music, da OK Computer), il jazz sfumato di Adam ha salvato Molly
e Davvero Trasparente; l'imprevedibile assalto
electro-noise (!) di Fuck (he)art & let's dance.
Tutti elementi che Parente riesce a combinare con grande sensibilità, grande cura dei suoni
("with a little help from his friend": Manuel Agnelli) e una capacità di sperimentare, con
curiosità e spregiudicatezza, senza mai perdere di vista la forma-canzone: cantautorato moderno,
intelligente…linfa vitale per la canzone d'autore italiana (non venitemi a parlare dei Tiromancino, please).
La complessità di certe soluzioni e qualche intellettualismo di troppo, qui e lì
rischiano di provocare un po' di "pesantezza", ma in fin dei conti sono dettagli:
questo Cd è troppo carico di emozioni, suggestioni, belle canzoni (La mia rivoluzione, ad esempio),
per mettersi a cercare i difetti col lanternino, in mezzo a tanti pregi.
Daniele Lama
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