Trasparente
Album, Mescal (2002), MES 672877 2
da Freak Out


Non avendo mai ascoltato Marco Parente, Trasparente, per il sottoscritto, è stato una piacevolissima sorpresa. Affascinante già dal raffinatissimo art work della copertina, il disco è una sorta di diario intimo, un taccuino dalle pagine traslucide, in cui i pensieri, le parole, si accavallano, si sovrappongono, trasportati con grazia da note cristalline, o agitati con foga da musica tesa e scura.

Una voce che si distende come quella di Buckley figlio (Farfalla Pensante), che si dilata ricordando le allucinazioni di Buckley padre, o di Robert Wyatt; il rock emozionale vicino all'umore dei Radiohead (il refrain di Come un coltello sembra una citazione di Exit Music, da OK Computer), il jazz sfumato di Adam ha salvato Molly e Davvero Trasparente; l'imprevedibile assalto electro-noise (!) di Fuck (he)art & let's dance.

Tutti elementi che Parente riesce a combinare con grande sensibilità, grande cura dei suoni ("with a little help from his friend": Manuel Agnelli) e una capacità di sperimentare, con curiosità e spregiudicatezza, senza mai perdere di vista la forma-canzone: cantautorato moderno, intelligente…linfa vitale per la canzone d'autore italiana (non venitemi a parlare dei Tiromancino, please).

La complessità di certe soluzioni e qualche intellettualismo di troppo, qui e lì rischiano di provocare un po' di "pesantezza", ma in fin dei conti sono dettagli: questo Cd è troppo carico di emozioni, suggestioni, belle canzoni (La mia rivoluzione, ad esempio), per mettersi a cercare i difetti col lanternino, in mezzo a tanti pregi.

Daniele Lama

allora io mi dico... Sono un cieco nella luce Se illumina o abbaglia ...Non so ...Non so