In bilico tra poesia e musica, Marco Parente arriva a
Trasparente, edito lo scorso giugno (Settembre, NdW) dalla
Mescal, sollevando un unanime consenso di critica. Un album emozionante in cui
la vena letteraria e poetica di Parente si incontra con una musica ricca di
riferimenti a vari artisti di respiro internazionale; il tutto rivisto e amalgamato
in una forma inedita ed emozionante. Dieci brani dal sapore intimista con suggestioni del
rock sempre più fondamentale di Jeff Buckley
(Farfalla pensante),
passando dai riflessi jazzy, presenti un po' dovunque (Adam ha salvato Molly,
Davvero trasparente),
arrivando addirittura alla dance di Fuck (he)art & let's dance.
Difficile trovare un brano che rappresenti a pieno il lavoro di Parente, che si
colora di varie attitudini per restituire uno stile tanto variegato quanto
riconoscibile nella voce, ricca di inflessioni sonore create da vibrati e
falsetti caratteristici. Non mancano i riferimenti ad Afterhours (non a caso Manuel Agnelli è
qui presente in qualità di produttore artistico) e Radiohead (Come un coltello,
Derivanti,
Anima gemella),
che assieme al già menzionato Buckley rappresentano forse
i punti di partenza per l'ispirazione di Marco.
Quello che ne esce è un disco importante, originale e decisamente ambizioso,
sostituendo qualità a quantità, ricerca a consuetudine;
qualità e ricerca che vengono fuori in quaranta minuti scarsi,
strapieni di suoni e sonorità; tanto che se all'apparenza il risultato è un
disco corto, alla fine dell'ascolto si ottiene un ampio senso di appagamento
per tutto ciò che si è sentito. Un disco difficile, certo, che necessita di
diversi ascolti per essere assorbito completamente: un prezzo piacevole da pagare.
Fabio Fila
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