Curiosa operazione firmata Marco Parente che affida ad alcuni druidi ipermoderni
il compito di ristudiarne la già piuttosto inconsueta proposta sonora.
Tu chiamali se vuoi remix, ma qui il pickup (virtuale) rigira nella piaga
con intenti ben più stratificati ed esiti rivoluzionari.
Oltretutto, siamo al cospetto di un espresso invito a manipolare "creativamente" il
materiale sonoro disponibile sul sito www.marcoparente.it.
Musica quindi "aperta", in attesa di manipolazione, di ulteriore intelligenza. I
limiti (o la loro insignificanza) ci vengono additati dalle quattro tracce qui in
programma, la prima delle quali è un lungo processo di omeopatizzazione dell'intero
Trasparente, ultima fatica del partenopeo-fiorentino, qui ridotto a flash
frammentati, trasfigurati, liofilizzati e distorti con il tutt'altro che piccolo
aiuto del sodale Lorenzo Brusci (già curatore degli allestimenti live di Marco).
Nei fatti Trasparente viene ricondotto ad un pugno di particelle mnemoniche
strappate al loro torpore, estorte al reticolo di sogni e segni a cui affidavano
l'ormai placido sostare nel brodo dell'anima (la nostra), il senso ravvivato, la forma ricodificata, la sospensione spaziotempo
compressa all'essenziale.
Non certo un facile ascoltare, a tratti fautore di soluzioni sgradevoli o - a
parer mio - non appropriate, addirittura ostico per non dire inadatto a
chi non conosca l'ultima fatica di Parente, eppure disturbante in senso nutritivo,
gelido ma febbrile, alieno ma vivido. Lo stesso potremmo dire per i remix
di Proiettili Buoni e W Il Mondo, ad opera sempre del Brusci coadiuvato dal gruppo
Timet, in cui l'obiettivo sembra cogliere la scheggia e lasciarla rifrangere nelle mille
sfaccettature dello specchio infranto (stomp cibernetici, micro/poli ritmiche,
incubi industriali, fibrillazioni techno...), per saggiarne la pregnanza, il
peso vitale, la forza d'irripetibile segno tra le cose.
Più "ordinario" il lavoro di D. Rad e Taketo Gohara su Anima Gemella, in linea
con certa technotrance assediata da incubi & inquietudini un po' wave e un
po' Warp: va da sé che il pezzo si lascia maggiormente riconoscere nella sua imprendibile e
malsana bellezza.
Dischetto interessante soprattutto per gli sviluppi che lascia intravedere, confermando la
vena di Parente affacciata su mille imprendibili soluzioni. (7.0/10)
Stefano Solventi
Tratto dalla monografia di Marco Parente pubblicata da SentireAscoltare
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