Registrato l’estate scorsa in varie tappe del tour assieme alla Millenium Bugs'
Orchestra di Mirko Guerrini in formazione "big band", propone un ideale "best
of live" di Parente in nove tracce più l’inedita Inseguimento geniale, che apre
l’album nel solco di un’amarezza stupefatta, critica al vortice sbranatempo del
moderno vivere, alla dissoluzione delle mete (emozioni, valori…) nella sostanza che si fugge tuttavia.
Questa specie di folk-rock urgente, inasprito da corde rugginose e trasfigurato da folate
di trombe e bagliori di piano, dice già molto di quello che sarà l’intero lavoro, pur riservando in ogni pezzo la
sorpresa di orchestrazioni corroboranti e invasive. Si prenda lo splendido
lavorio ambientale operato in Come Un Coltello
dalle percussioni, dai sax, dal theremin (è un theremin?), dai cinematici fondali
degli ottoni, con quella lunga coda jazz-blues in cui sguazzano una tromba
"davisiana" e un’armonica "morriconiana", con la voce di Marco a inseguire a
singulti e sbuffi.
O il bailamme da jungla (ebbene sì) metropolitana su vibrazione elettrostatica della già
fisiologicamente aliena Fuck (He)art & Let’s Dance,
qui innervata di strepitosi guizzi psych.
L’orchestra non è guarnizione o contorno, è suono nel suono, polpa nella polpa
in cui è ficcato il nervo, nuovo ventaglio attitudinale che prevede fughe impro
e bordoni ipercromatici, dissonanze pilotate e fantasmagorie armoniche, il tutto perfettamente organico come in Karma Parente, dove a
spasimi e strappi gli ottoni rispondono al duplice attacco di basso e chitarra, finendo col sembrare
l’arrangiamento più naturale possibile.
E allo stesso modo sa ritrarsi quando (non) occorre, come quando nell’incalzante W Il Mondo - su
tappeto di rhodes e percussioni - è appena un ghiribizzo di flauto e un mormorio
di sax, prima di montare quasi di soppiatto una palpitante emulsione di fiati.
Che è quanto avviene più o meno ne Il Mare Si E’ Fermato, ù
una prima parte in cui i fiati sono appena un respiro sottotraccia, quindi il lancinante
assolo di tromba e la sarabanda free-blues conclusiva.
A dispetto dell’apparente complessità, l’operazione suona naturale: forzare
la struttura delle composizioni a timbriche e squadernamenti inconsueti, saggiandone ad
un tempo la consistenza e la versatilità, straniandole, sottoponendole ad una specie di
sforzo di adattamento che libera nuova energia, strapazza il punto di vista consolidato.
Per questo l’esile e toccante congettura pop di Farfalla Pensante
sembra quasi sbocciare a nuova vita tra quei cascami di fiati e con quell’intermezzo
bossa-funky che le apre il petto, sdrammatizzandone la carica poetica, obbligandola a
salire in groppa ad un disincanto terreno, ad un sogno amaro e cangiante. Che è
quanto capita anche a Lamiarivoluzione,
buttata in mezzo a riff verticali di ottoni che sembrano una duplice fila di astanti, in mezzo ai quali si scioglie
acidissimo l’assolo di chitarra, e anche a Il Fascino Del Perdente,
dove il tropicalismo angoloso acquista luci torride e stordenti da delirio funky.
Perfettamente a suo agio - perché germogliata proprio siu queste basi - sembra invece la conclusiva
Adam Ha Salvato Molly: i versi
spinti in alto a forza di carezze di trombe e sax e tromboni, poi un nevrastenico
bailamme col basso spianato, piglio jazz in escursione libera e assolo di sax soprano,
assolo di clarinetto, e intrecciarsi e fermare il convoglio e ripartire, le
dinamiche smorzate, di nuovo incendiate, poi il silenzio.
Marco ottiene un disco febbrile e intenso, ci offre un fotogramma rigorosamente mosso del suo
vivere (con) la musica, un essere passato di qui che vuol dire andarsene, spostarsi, cambiare binario,
ma anche e sempre la possibilità di tornare. Mai uguali. Continuamente vivi. (7,2/10)
Stefano Solventi
Tratto dalla monografia di Marco Parente pubblicata da SentireAscoltare
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