Marco Parente è ormai un artista fiorentino a tutti gli effetti: lo si vede dal modo con
cui porta avanti il suo percorso artistico, in base ad una ricerca ideale di forme e concetti.
Il prossimo passo dovrebbe essere un disco in uscita a settembre, anzi due dischi,
pubblicati a distanza di qualche mese, con un titolo identico, Neve ridens,
ma differenziati dal fatto che ognuno avrà uno dei due termini cancellati. Non c’è da
stupirsi dell’azzardo, perché da sempre Parente ama mettersi alla prova, sperimentando e
mutando pelle alla propria musica, sul palco e spesso anche in studio, basti pensare
all’Ep elettronico Pillole buone.
Sembra quasi che questo cantautore voglia ogni volta creare un gioco di specchi tra
i suoi dischi e i suoi concerti, tra i suoi testi e i suoi arrangiamenti: è quello che
dovrebbe succedere con il prossimo Neve ridens ed è quello che succede
anche in questo singolo Il posto dele fragole.
La title-track è un riferimento all’omonima pellicola di Ingmar Bergman,
regista che amava parecchio creare degli specchi tra realtà interiore ed esteriore: come
il film, il testo cerca di scoprire un posto "per le parole non dette",
mentre il suono è un rock che si avvicina di più a quanto Parente fa di solito dal vivo.
Gli arrangiamenti si muovono di sbieco, in bilico tra i Pavement, Jeff Buckley
e certe cose più rock di Caetano Veloso, producendo un effetto immaginario che ben si
sposa col contenuto della canzone. Parente poi è bravo a lasciare che i colpi
del piano e una chitarra ispida spezzino il brano e ne sottolineino la drammaticità
interiore.
Da notare anche la band, ora composta da Enrico Gabrielli (piano), Enzo Cimino (batteria),
Gianni Dall’Orto (basso) e Asso Stefana (chitarra): una formazione più
essenziale di quanto visto in concerto negli ultimi tempi e nel live L’attuale jungla. Sia gli arrangiamenti che il testo sembrano
infatti proseguire in modo più scarno quanto fatto in Trasparente: "salta agli occhi questo mondo come un / incidente che cammina su una terra distratta / da un cane che aiuta il suo cieco ad attraversare".
Marco Parente continua dunque ad usare il suo sguardo per scrutare la
realtà e la sua musica: lo fa anche nella seconda traccia, recuperata
dal passato, da quegli Otto’P’Notri di cui aveva fatto parte. Più che
un ricordo e un saluto alla band, ormai disciolta, Reperto ritrovato
è un cameo suonato con Massimo Fantoni: di nuovo testo e arrangiamenti si muovono insieme
in modo ideale, con l’aggiunta di qualche trattamento, e diventano metafora di un’esperienza
di crescita ideale attraverso la musica.
Questo approccio concettuale e percettivo è portato poi all’estremo in Altopiano parlante,
uno strumentale, registrato e mixato con Asso Stefana, quasi per
creare l’atmosfera in cui collocare l’ascolto, forse anche del prossimo disco.
Certo è che la musica di Parente assomiglia sempre più ad un gomitolo dai mille colori o, volendo continuare ad interpretare la copertina, ad un pianeta insanguinato. A ben vedere, entrambe le immagini si ritrovano poi nelle sue canzoni.
Christian Verzeletti
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