Marco Parente è il meno banale e più sorprendente dei cantautori italiani degli ultimi anni,
e l'uscita di Neve Ridens - primo atto di una dilogia il
cui secondo capitolo è previsto per febbraio 2006 - non poteva
che essere atteso con morbosa curiosità.
Dopo l'eclettico Trasparente (2002), che ha portato
l'artista in giro per l'Italia attraverso concerti che spaziavano dall'intimismo di
una chitarra acustica alla grandezza di un'orchestra (esperienza poi documentata nel
live L'attuale Jungla del 2004), per il suo nuovo
lavoro Parente si è trovato di fronte a un bivio pericoloso: la pomposità
di un numero imprecisato di strumenti o il ritorno ad arrangiamenti
più sobri. La strada imboccata sembra quella giusta: con il suo
semplice, solito quintetto, Parente riesce a mantenere la rotta
e a confezionare un disco che può considerarsi il definitivo perfezionamento
dei suoi lavori precedenti.
Chi conosce bene Parente immagina da subito che l'iniziale Wake up non può
certo essere un semplice augurio di buongiorno: questa perla ipnotica di pianoforte e
chitarra è un invito a svegliarsi, a non vivere come zombie informi e uniformati dalle regole
del consumismo. Amore o governo rispecchia
molto bene il caos dell'attuale situazione politica internazionale, e la musica asseconda
questo senso di confusione con arrangiamenti limpidi, rassegnati e nervosi.
L'energico Il posto delle fragole -
che, almeno per ambientazioni, poco sembra aver a che fare con l'omonimo
film di Bergman - è il singolo, nel senso che
è una canzone distante e a sé all'interno nel disco.
Torniamo ad atmosfere più dense, tranquille e strettamente personali con
Un tempio, che vive sulle vibrazioni del
mellotron e i ricami del banjo, con un ritornello ricavato da Chiediavrai, il brano già presente nel singolo La mia rivoluzione del 2002.
Lampi sul petto è una canzone eclettica,
imprevedibile ed elegante: un classico à la Parente.
Un titolo come Io aeroporto potrebbe
lasciar immaginare una canzone rumorosa e isterica; l'atmosfera trasmette invece
sensazioni di perdita e smarrimento. Parente si isola quindi nella toilette
dell'aeroporto per interrogarsi come un moderno Amleto in Colpo di Specchio,
brano intenso e profondo che svela anche le ragioni dell'inquietante titolo del disco.
La conclusione di questa prima parte del progetto è affidata alla Trilogia del sorriso animale: III sorriso,
la stele che spiega la scelta del nome per un progetto dai titoli che si
completano e, allo stesso tempo, si annullano a vicenda. Il finale,
quasi tronco, ci lascia lì, col fiato sospeso, forse fino a febbraio. Un disco meraviglioso.
Voto: 8/10
Magda Di Genova
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