"Remixare e manipolare la musica d'altri è cosa che libera la musica
da sempre. Questo cd è un progetto di musica aperta": così è scritto
sulla copertina del nuovo singolo di Marco Parente.
A conferma di quel concetto di trasparenza che emerge dalle canzoni
e dai concerti dell'artista fiorentino, il contenuto di questo EP rimanda al
sito www.marcoparente.it, disegnato come uno spazio aperto da cui
è possibile affacciarsi sulla musica di Marco per mettere in moto e
rielaborare idee sonore.
Pillole buone è un esempio, un invito a
questa possibile libera circolazione, da apprezzare e da
lodare soprattutto in un periodo in cui troppi sono i limiti che
vengono messi alla musica.
Il primo assaggio è il pezzo che dà il titolo all'EP,
una serie di riscritture elettroniche della durata di un minuto per ogni brano
dell'album Trasparente, tutte ad opera
di Lorenzo Brusci. Si tratta di dieci frammenti, che arrivano uno
dietro l'altro come delle visioni frammentarie di quello che sono le canzoni di Marco.
Per quanto sperimantale ed anche allucinato, il lavoro è coerente con
l'approccio che l'artista ha soprattutto dal vivo: passaggi ritmici convulsi
in totale libertà e in apparente anarchia alternati ad incantevoli sospensioni.
L'ascolto non è facile né tantomeno immediato, anzi, richiede più un immersione
ad occhi chiusi, quasi una disponibilità ad affrontare un trip, in cui
sensazioni ed emozioni sono più da ingerire e da assimilare, che da ascoltare.
Pillole buone infatti sono degli assaggi, senza contro indicazioni, in
cui voci e beat possono sovrapporsi come nel remix di Proiettili buoni,
oppure scomporsi fino all'alienazione in una versione di W il mondo,
talmente disperata, che la voce di Marco sembra fatichi ad uscire
dalla gola per tramutarsi in canto.
Che in questo EP Parente lasci emergere più la sua
anima sperimentale che quella cantautorale alla Caetano Veloso, è evidente anche nel
remix di Anima gemella affidato a
Stefano Fanchielli degli Almamegretta:
la densità della versione, con ospiti D. Rad e Taketo Gohara, aumenta
l'ansia di un brano, già atipico di per sé, che giustamente termina con i t
occhi di silenzio del piano e della voce di Marco.
Parente si propone di nuovo come uno degli artisti più avanti della
musica italiana, dotato di una rara sensibilità umile e cosciente: "in questa cosa
io sono solo un mezzo che giusitifica il fine: senza secondi fini".
Non ci si può che associare a chi osa proporre, in prima persona, la musica
ed internet come un territorio libero, senza steccati e senza percorsi già asfaltati.
Christian Verzeletti
|