L'attuale jungla
Album, Mescal (2004), MES 513438 2


Marco Parente ha, tra i tanti pregi che lo contraddistinguono, quello di essere un artista profondamente eclettico, di possedere un'istintiva volontà di sperimentazione. Sperimentare per lui significa soprattutto mettere in gioco il proprio repertorio, sottoponendolo alle più disparate strategie sonore, sia dal vivo che su disco. L'anno scorso affidò alcuni p ezzi del suo terzo album, Trasparente, alla "cura" di Lorenzo Brusci e Timet. Ne uscì il singolo Pillole Buone, dove l'anima elettronica del disco-madre esplodeva in tutta la sua claustrofobicità, contaminando anche quei pezzi che di elettronico avevano ben poco. Lo stesso discorso vale per questo nuovo lavoro, L'attuale Jungla, live più che fedele di un'altra contaminazione già insita in Trasparente: lo swing e tutto il mondo delle big band anni '50. Ad aiutarlo la Millenium Bugs' Orchestra di Mirko Guerrini. A suo tempo, data la notevole asperità, non aveva senso ascoltare Pillole Buone senza avere ben presente Trasparente. L'attuale Jungla, invece, ha una sua autonomia al di là di Trasparente" e di tutti gli altri dischi. Però per capirne a fondo l'anima, il confronto è necessario. Ed è quello che cercherà di fare, in breve, questa recensione.

Il disco si apre con una canzone inedita, Inseguimento geniale, che, strano ma vero, non rispetta il cliché live-più-un-inedito tipico degli ultimi anni, ma viene proposta anch'essa dal vivo e compresa nella rotta sonora di tutto l'album. Bravo Parente per l'onestà della scelta; buono il risultato che ricorda la scrittura di Testa Dì Cuore e si avvale di un finale "al rallenty" davvero piacevole. Nulla di nuovo se per novità non consideriamo le belle canzoni, e questa lo è.

Disco ascoltabile e autonomo, si diceva, ma di certo disco non facile.

Le sonorità retrò e gli arrangiamenti azzardati di certi passaggi potrebbero rappresentare per molti un ascolto non comune. Le prime avvisaglie di ciò si notano in Karma Parente, dove al pezzo, non troppo differente dalla versione originale, i fiati aggiungono alcune "macchie" piuttosto singolari e una coda dall'indirizzo ipnotico. Il tutto, comunque, è a suo modo efficace: Mirko Guerrini è un valido arrangiatore e qui, come altrove, lo dimostra.

Il Fascino del Perdente aveva su disco molta della sua carica negli archi turbinanti e nel ritornello indovinato. Qui ovviamente il ritornello rimane, agli archi vengono sostituiti i fiati ma il risultato non cambia, anzi: l'introduzione, vagamente rumoristica, è classe pura; il finale in crescendo, anche se già sentito, ci sta tutto e strappa applausi meritati. Come Un Coltello invece aveva già in origine un forte sapore sognante. Qui è accresciuto, e reso più trionfante, fino a quando la canzone non si dissolve in una di quelle divagazioni quasi psichedeliche tanto care a Parente. E' uno dei momenti più evocativi dell'album, chi ascolta non può fare altro che rimanere in balia delle bizzarrie sonore dei musicisti e della voce del cantante.

Su Il Mare Si E' Fermato Parente però cade. Di questo pezzo, chi scrive, ha nelle orecchie una versione che non può temere rivali, ad opera di Stefano Bollani, inserita nel suo recente "Smat Smat". Quindi, ciò che sto per dire è indubbiamente influenzato da tanta bellezza. Ora, si accennava alle difficoltà nell'ascolto di alcuni passaggi dovuta all'intento sperimentale del progetto. Qui però Parente esagera: la canzone ha un refrain di piano particolarmente immaginifico, in questo senso ricorda "Forbidden Colours" di Sakamoto-Sylvian. Parente ci infila frammenti di rumorismo, ritmiche sbilenche e un finale che, seppur bello, poco c'entra con il resto. Secondo le intenzioni iniziali il tutto ha un senso, un senso (soprattutto qui) coraggioso, ma il perché del voler ribaltare così incisivamente proprio uno dei pezzi migliori della sua carriera non si capisce. Del resto la stessa volontà di inserire frammenti estranei, quasi posticci, si ritrova nella successiva Farfalla Pensante, ma il risultato non è così difficoltoso perché la parentesi non è forzata e il momento, come sospeso, incanta. E' una sorta di "inconsuetudine leggera": qui, come in altri episodi, è quella che dà i risultati migliori. Dopodiché è il turno di W Il Mondo, proposta qui in tutta la sua solennità e inquietudine, sottolineata ancora dall'orchestra e da una buonissima interpretazione di Parente. Nel finale poi un "giochino" elettronico con la voce, di per sé inutile, prelude a Fuck (he)Art & Let's Dance, ampiamente privata del suo nucleo elettronico (solo la voce rimane distorta) ma non della sua specificità provocatoria, quasi futurista: pulsazioni techno, una chitarra insistente e i fiati a far la parte delle macchine. Il resto lo fa l'ingegno dell'unico verso che la compone (uguale al titolo). Più di molti altri, questo pezzo da un lato dimostra la quantità di influenze che Parente assimila e personalizza; dall'altro evidenzia come la sua musica sappia essere originale senza cadere nella sterilità.

Gli ultimi due pezzi del disco sono Lamiarivoluzione e Adam Ha Salvato Molly. La prima rimane quasi invariata se non per una spruzzata orchestrale che ne acuisce la pur notevole eleganza; la seconda già nella versione in studio aveva un'anima orchestrale e qui viene solamente allungata da un divertentissimo intrecciarsi di soli della Millenium Bug e dell'ottimo Enrico Gabrielli. In conclusione L'attuale Jungla propone nitidamente il ritratto di uno dei migliori cantautori del nostro paese, sia nei pregi (tanti) che nei difetti (pochi). Da un lato l'eccezionale caratura come autore, musicista sperimentatore, onnivoro d'influenze e intenti; dall'altro l'esigenza di controllare alcuni eccessi che lo portano a sprecare idee raramente così geniali. La strada più giusta è quell' "inconsuetudine leggera" già definita in Farfalla Pensante, e presente negli altri pezzi migliori: lì Parente ha la chiave per lasciare il segno. Ancora di più di quanto abbia fatto fino ad ora.

Luca Barachetti (da Aktivirus)

così oggi io lascio riempire i miei vuoti.. di ciò che appare