Marco Parente ha, tra i tanti pregi che lo contraddistinguono,
quello di essere un artista profondamente eclettico, di possedere un'istintiva volontà
di sperimentazione. Sperimentare per lui significa soprattutto mettere in gioco
il proprio repertorio, sottoponendolo alle più disparate strategie sonore, sia
dal vivo che su disco. L'anno scorso affidò alcuni p
ezzi del suo terzo album, Trasparente, alla
"cura" di Lorenzo Brusci e Timet. Ne uscì
il singolo Pillole Buone, dove l'anima elettronica
del disco-madre esplodeva in tutta la sua claustrofobicità, contaminando anche quei pezzi
che di elettronico avevano ben poco. Lo stesso discorso vale per questo nuovo
lavoro, L'attuale Jungla, live
più che fedele di un'altra contaminazione
già insita in Trasparente: lo swing
e tutto il mondo delle big band anni '50. Ad aiutarlo la
Millenium Bugs' Orchestra di Mirko Guerrini. A suo tempo, data la
notevole asperità, non aveva senso ascoltare Pillole Buone
senza avere ben presente Trasparente.
L'attuale Jungla, invece, ha una sua autonomia al di
là di Trasparente" e di
tutti gli altri dischi. Però per capirne a fondo l'anima, il confronto
è necessario. Ed è quello che cercherà di fare, in breve, questa recensione.
Il disco si apre con una canzone inedita, Inseguimento geniale, che, strano
ma vero, non rispetta il cliché live-più-un-inedito tipico degli ultimi
anni, ma viene proposta anch'essa dal vivo e compresa nella rotta sonora
di tutto l'album. Bravo Parente per l'onestà della scelta; buono il risultato
che ricorda la scrittura di Testa Dì Cuore
e si avvale di un finale "al rallenty" davvero piacevole. Nulla di nuovo
se per novità non consideriamo le belle canzoni, e questa lo è.
Disco ascoltabile e autonomo, si diceva, ma di certo disco non facile.
Le sonorità retrò e gli arrangiamenti azzardati di certi passaggi
potrebbero rappresentare per molti un ascolto non comune. Le prime
avvisaglie di ciò si notano in Karma Parente,
dove al pezzo, non troppo differente dalla versione originale, i fiati aggiungono
alcune "macchie" piuttosto singolari e una coda dall'indirizzo ipnotico. Il tutto,
comunque, è a suo modo efficace: Mirko Guerrini è un valido arrangiatore
e qui, come altrove, lo dimostra.
Il Fascino del Perdente aveva su
disco molta della sua carica negli
archi turbinanti e nel ritornello indovinato. Qui
ovviamente il ritornello rimane, agli archi vengono sostituiti i fiati ma il
risultato non cambia, anzi: l'introduzione, vagamente rumoristica, è classe
pura; il finale in crescendo, anche se già sentito, ci sta tutto
e strappa applausi meritati. Come Un Coltello
invece aveva già in origine un forte sapore sognante. Qui è accresciuto,
e reso più trionfante, fino a quando la canzone non si dissolve in
una di quelle divagazioni quasi psichedeliche tanto care a Parente. E'
uno dei momenti più evocativi dell'album, chi ascolta non
può fare altro che rimanere in balia delle bizzarrie sonore dei musicisti
e della voce del cantante.
Su Il Mare Si E' Fermato Parente però cade.
Di questo pezzo, chi scrive, ha nelle orecchie una versione che non
può temere rivali, ad opera di Stefano Bollani, inserita nel suo recente "Smat Smat".
Quindi, ciò che sto per dire è indubbiamente influenzato da tanta bellezza. Ora,
si accennava alle difficoltà nell'ascolto di alcuni passaggi dovuta all'intento
sperimentale del progetto. Qui però Parente esagera: la canzone ha
un refrain di piano particolarmente immaginifico, in questo senso ricorda
"Forbidden Colours" di Sakamoto-Sylvian. Parente ci infila frammenti
di rumorismo, ritmiche sbilenche e un finale che, seppur bello, poco c'entra con
il resto. Secondo le intenzioni iniziali il tutto ha
un senso, un senso (soprattutto qui) coraggioso, ma il perché del voler
ribaltare così incisivamente proprio uno dei pezzi migliori della sua carriera
non si capisce. Del resto la stessa volontà di inserire frammenti
estranei, quasi posticci, si ritrova nella successiva Farfalla Pensante,
ma il risultato non è così difficoltoso perché la parentesi non è forzata
e il momento, come sospeso, incanta. E' una sorta di "inconsuetudine leggera":
qui, come in altri episodi, è quella che dà i risultati migliori.
Dopodiché è il turno di W Il Mondo,
proposta qui in tutta la sua solennità e inquietudine, sottolineata
ancora dall'orchestra e da una buonissima interpretazione di Parente. Nel finale
poi un "giochino" elettronico con la voce, di
per sé inutile, prelude a Fuck (he)Art & Let's Dance, ampiamente privata
del suo nucleo elettronico (solo la voce rimane distorta) ma non
della sua specificità provocatoria, quasi futurista: pulsazioni techno, una chitarra
insistente e i fiati a far la parte delle macchine. Il
resto lo fa l'ingegno dell'unico verso che la compone (uguale al titolo). Più
di molti altri, questo pezzo da un lato dimostra la quantità
di influenze che Parente assimila e personalizza; dall'altro evidenzia come la
sua musica sappia essere originale senza cadere nella sterilità.
Gli ultimi due pezzi del disco sono Lamiarivoluzione e
Adam Ha Salvato Molly. La
prima rimane quasi invariata se non per una spruzzata orchestrale che
ne acuisce la pur notevole eleganza; la seconda già nella versione in studio
aveva un'anima orchestrale e qui viene solamente allungata da un divertentissimo
intrecciarsi di soli della Millenium Bug e dell'ottimo Enrico Gabrielli.
In conclusione L'attuale Jungla propone
nitidamente il ritratto di uno dei migliori cantautori del nostro paese, sia
nei pregi (tanti) che nei difetti (pochi). Da un lato
l'eccezionale caratura come autore, musicista sperimentatore, onnivoro
d'influenze e intenti; dall'altro l'esigenza di controllare alcuni
eccessi che lo portano a sprecare idee raramente così geniali. La strada
più giusta è quell' "inconsuetudine leggera" già definita in Farfalla
Pensante, e presente negli altri pezzi migliori: lì
Parente ha la chiave per lasciare il segno. Ancora di più
di quanto abbia fatto fino ad ora.
Luca Barachetti (da Aktivirus)
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