Premessa: volete ascoltare questo disco? Ci sono delle semplici regole da
seguire: mente rilassata, silenzio, dall’imbrunire a seguire e delle cuffie,
forse solo così si può cercare di comprendere cosa questo ragazzo napoletano è
riuscito a creare. Dovremmo ringraziare la Mescal per averci dato l’opportunità
di poter apprezzare questo cantautore, sperando, per lui, di riuscire a
trovare (finalmente) il meritato successo.
Neve Ridens è
solo la prima parte del disco,
infatti, Marco per metà febbraio ha deciso di deliziare nuovamente
le nostre orecchie ed i nostri palati con una nuova uscita. Questo,
forse, è l’unico modo per tenere imbrigliata, secondo le regole
del mercato, la vena creativa sempre più esorbitante del giovane cantautore.
Trentacinque minuti di qualità che restano dentro e lacerano
le corde più profonde dell’io, portano ad un completo trasporto
ed, infine, la caduta in una trance onirica e catartica.
Come buona tradizione "parentiana", nuovo disco equivale a dire, anche,
novità musicali. In questo caso ad aiutare ci sono due "Mariposa":
Enrico Gabrielli ed Enzo Cimino, ma anche Gionni Dell’Orto. La
sinergia tra
i collaboratori è stata ottima tanto da poter dare ampio
spazio alla creatività di Marco che è riuscito a
tessere delle trame vellutate, delicate e soffici.
Si passa dalla ballata lenta e rilassata (Un tempio), all’ecletticità
ed elettricità (Il posto delle fragole),
al continuo trasognare (Wake Up),
la finale Trilogia del sorriso animale: III sorriso
lascia quella sensazione di non essere ancora sazi. Attendiamo febbraio.
Di dischi così in giro non ce ne sono.
Rocco D'Ammaro
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