Neve ridens
Album, Mescal (2005), MES 520479 2
La cronaca di Cremona (Sabato 12 novembre 2005)


"Neve Ridens", deliziosamente spiazzante
La Mescal propone l'ultimo, breve e intenso lavoro di Marco Parente


Marco Parente è senza ombra di dubbio non solo una delle punte di diamante della Mescal, ma anche una delle presenze più significative del panorama cantautorale italiano.

È uscito, dopo qualche rinvio, il suo ultimo cd intitolato Neve ridens, che appena pubblicato appare già paradossalmente come il penultimo, perché fa parte di un progetto che prevede la prossima realizzazione di un secondo Neve ridens, complementare al primo. E ancora una volta Parente stupisce il suo pubblico.

Chi ha conosciuto e apprezzato i precedenti cd, in particolare Trasparente del 2002 e L'attuale jungla del 2003, si troverà di fronte un prodotto ancora una volta diverso, deliziosamente spiazzante, in tutto.

Si apre la custodia e anziché leggere informazioni nella quarta del booklet si vede la propria immagine riflessa in un asuperficie argentea a specchio. Allora si apre il libretto e vi si trovano solo pagine bianche. Il messaggio a questo punto è chiaro. Nessun messaggio, dobbiamo trovare solo noi stessi, metterci in gioco in mezzo alle note e alle parole che sono contenute nel disco.

Allora si passa all'ascolto: 34 minuti di musica, in un'epoca in cui le potenzialità del supporto cd e il costo fanno sì che gli album di durata inferiore siano considerati con fastidio. Ma già dalle prime note si è avvolti da ciò che decanta in maniera meravigliosa l'esperienza di Parente con i CSI da un lato e con Robert Wyatt dall'altro. A partire da Wake up ci si trova immersi in un atendenza alla sottrazione che porta alla costruzione di una struttura ricorsiva di pianoforte dall'effetto incantatorio su cui si innestano la melodia e un testo tanto poetico quanto stralunato. Poi Amore o governo rende ancora più malinconica e struggente la voce e il pezzo viene giocato su uno scheletro musicale che progressivamente si riveste di membra sonore e vocali giocando sull'alternanza di sussurri e impennate timbriche, di pieni e di vuoti. Poi Il posto delle fragole è costruita su un ritmo più vicino al rock, con una chitarra elettrica che graffia qua e là.

È insomma in continuo mutamento di tono, di intensità, all'interno di un progetto dotato di una coerenza stilistica e di una maturità musicale che risulta difficile immaginare se e come potrà venire superata.

In attesa del secondo atto.

di Gian Luca Barbieri

mentre muore.. leva il respiro al mondo