Lirico e caldo di luce mediterranea il secondo album di Marco Parente, dopo
l'esordio del '97 Eppur non basta, uscito
per la collana Taccuini del Consorzio Produttori Indipendenti.
Parente è napoletano ma vive a Firenze dai primi anni '90 da dove ha
posto le basi per collaborazioni come quelle in Ko de mondo e Linea
Gotica dei C.S.I e in L'albero pazzo di Andrea Chimenti. E questo
nuovo lavoro è forte di una sincera ricerca emotiva e di un suono
vivissimo, ben prodotto, dove convive la forza di un apparato umano davvero
notevole (bella fragranza di viole, bassi, chitarre e un gran lavoro ritmico)
con un uso della tecnologia d'eccezione, non banale.
La tensione all'elevazione ricorda i modi di Jeff Buckley, ma va a
delinearsi personale il percorso di Parente acceso da uno struggimento e da
una visione tipicamente italiana.
Le aperture di giusta mattina di Succhiatori
(Pasquale Minieri alla produzione), le girandole armoniche e le sospensioni de
Il fascino del perdente, il rapimento
melodico di Karma Parente, l'aerea
sensualità del duetto con Cristina Donà in Senza
voltarsi ci dicono di un artista capace e sincero, che in futuro
potrà fare anche meglio.
C. Zingales
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