Caffescuro
Gabicce Mare, 16 Maggio 2000

Uno spettacolo più unico che raro quello di stasera, visto che Cristina e Marco fino ad ora erano stati una coppia 'artisticamente' perfetta solo sui rispettivi dischi. Sfruttano perciò l'occasione di esibirsi insieme, accompagnati dal pianoforte di Stefano Bollani e dalla batteria, nonché percussioni, di Christian Calcagnile.

Come potete immaginare lo show ha regalato emozioni a non finire, confermando la caratura di due personaggi che è fin troppo semplicistico definire 'bravi'...


È stato un calvario arrivare in quel di Gabicce: oltre 2 ore di viaggio e una coda beccata in partenza non sembrano certo essere di buon auspicio, visto e considerato che lo spettacolo a cui avrei assistito qualche ora più tardi non prevede repliche future. Ma a parte le previsioni su ciò che potrebbe essere, la serata in questione è un evento per i pochi intimi accorsi al Caffescuro, richiamati soprattutto dal nome femminile presente in cartellone.

Fortuna che Marco Parente non ha bisogno di particolari platee per dimostrare la sua genialità, ancora incompresa da molti, siano essi semplici ascoltatori che addetti al settore. Se poi lo si affianca alla figura di Cristina non può che essere un successo, proprio perché i due sembrano condividere lo stesso approccio nei confronti della musica - e soprattutto sanno scrivere, come pochi altri coetanei in Italia, grandi canzoni. Ne è la prova Nido, pezzo d'apertura che serve a creare la giusta atmosfera, mentre i 4 protagonisti prendono confidenza col palco che, a livello coreografico, rispecchia in pieno i colori sfuocati di questa serata.

Così, con le canzoni che si susseguono, il tempo sembra fermarsi e ti accorgi solo tra un pezzo e l'altro che fuori la vita scorre; quando è infatti il momento di Piccola faccia e Stelle buone Cristina ci incanta, allo stesso modo di Marco quando interpreta Falso movimento (piano e chitarra come non li avete mai sentiti) e Testa, dì cuore (qui invece il pianoforte la fa da padrone).

Sostanzialmente i brani della Donà non vengono stravolti e basta la sola chitarra acustica e il drumming delicato di Christian a farci venire i brividi: L'aridità dell'aria, Goccia, la versione rallentata de L'ultima giornata di sole (con alcuni versi di Grace nel finale) sono da catalogare fra i momenti migliori; con lo stesso entusiasmo il pubblico

si concede all'altro artista, quello di adozione toscana, quando sussurra un brano intensissimo come Il mare s'è fermato o, ancora meglio, quando nel primo bis si scatena sul finale de Il fascino del perdente, nel momento in cui assalta letteralmente la coda del pianoforte e pizzica le corde dello strumento con delle bacchette - scena di per sé inenarrabile, vista la carica con cui Marco ha interpretato il pezzo.

In mezzo a tutto questo c'è stato spazio per composizioni jazz (Every time you said), e divertissement voluti dal pianista: da segnalare, fra questi, Egnacche alla formica ammucchiarona, una poesia di Fosco Maraini musicata col piglio del migliore Capossela. Comunque ciò che il pubblico aspettava più di ogni altra cosa si è concretizzato per ben due volte; mi riferisco al duetto di Senza voltarsi, dove in pratica la coppia raggiunge l'intesa ideale.

Il finale, poi, è stato un tributo a Bregovic e Jobim, quasi a ricordare che i nostri sono bravi anche a riprendere in mano le canzoni degli altri.

Ci sarebbe da dirvi di tutto resto, ma i dettagli sono fin troppi per ottenere una sintesi esauriente. Perciò ci dispiace per chi non c'era, ma il consiglio è di cominciare a pregare affinché si ripeta l'evento...

Faustiko

trasparente il ghiaccio riempie.. ciò che imparo sulla mia pelle davvero