Neve ridens
02 Gennaio 2006
A pochi giorni dalla sua uscita, Marco ci parla del suo nuovo lavoro.
Abbiamo incontrato Marco Parente ad inizio anno, pretesto per chiudere le fila delle attività del 2005 e per parlarci delle novità che ha in serbo per il 2006. Una fine ed un inizio d'anno all'insegna della Neve...
Sapevo che sarebbe stato l'anno della neve, me lo sentivo... e me la son goduta tantissimo: sono stato a far pallate a S. Spirito per due ore

A parte questo, abbiamo concluso la prima metà del Neve Ridens Tour con il concerto di Torino, il lavoro è stato lungo ed impegnativo. Ora ci concederemo una pausa per staccare un po' e ripartire con il secondo disco (Neve ridens, previsto in uscita il 23 Febbraio, N.d.R.), che avrà un'altra impostazione, sia a livello di promozione, sia come svolgimento dei concerti.

Di cosa si tratta?
Sarà ripreso lo spettacolo Il rumore dei libri, in trio con Asso (Alessandro Stefana, N.d.R.) ed Enrico, portando avanti la promozione del secondo disco. Stavamo scegliendo teatri, gallerie: ambienti, per carattere, opposti ai luoghi nei quali abbiamo suonato in questi mesi.

Parallelamente a questo apriremo alcuni concerti degli Afterhours, e condivideremo con loro il palco per una versione d'insieme della canzone Neve ridens, con Manuel e Giorgio Prette, il loro batterista. Avreo occasione di allestire palchi molto belli, grandi, e avremmo un pubblico sicuramente più ampio e più vasto, possibilità e spazi maggiori

Continua quindi lo spettacolo "Il rumore dei libri"...
Sì, e non solo, sarà il tour ufficiale di Neve ridens, perché è in questo disco che ha finalmente trovato la sua collocazione ideale, e rappresenta un pò l'evolversi dell'altra mia anima e la naturale prosecuzione di tutte le performance teatrali che ho fatto.

Stiamo preparando lo spettacolo, nel quale presenterò l'archivio di poesia sonora, che sarà pubblicato dalla City Lights-Giunti, del quale sono utilizzatore e promotore. La sua struttura ricalca quanto già fatto alla biblioteca Cassina Anna, che è stato un primo studio (27-07-2004), e quanto proposto poi a Fidenza (20-01-05) e a Rimini (21-05-2005). Ci ho lavorato ancora, ed ora è diventato ufficiale.

Il tour durerà tutta la primavera, ma sarà più ridotto del precedente, in preparazione delle partecipazioni ai festival estivi, cosa che quest'anno è obbligatoria, per raccogliere quanto seminato durante l'inverno.

Parliamo del nuovo disco: l'ho trovato molto musicale e, più di altri, da ascoltare per intero. Altri dischi forse si prestavano più a tracce indipendenti, è sembrato una cosa molto unica, coesa.
In un certo senso è vero. Nonostante siano brani di estrazione molto diversa, il prodotto finale è una cosa unica. E ciò è buffo: sia a livello temporale sia sonoro per me è un disco molto meno omogeneo di Neve ridens. All'atto pratico è vero quello dici, ma è buffo il fatto che sia un punto di vista per certi versi opposto al mio.

È una summa di cose a livello molto concettuale: è come dipingere uno stato che racchiude tutti i vari stati d'animo che sono stati affrontati nel primo disco. Il primo Neve ridens è un disco d'amore, in tutti i sensi. Qui invece è come se ci fosse un dipinto che ti dice tutto. Ti dice chi siamo, in che condizione ci troviamo, in un continuo passaggio tra il brillare e il quadrare: brillare in questo caso vuol dire esplodere, e un'esplosione è un qualcosa che non riesci a contenere in tutti i suoi aspetti; quadrare è invece la razionalità.

Ci sono delle cesure nette nel disco, ma, per quello che ho sentito io, l'aspetto musicale è molto compatto, per quanto ogni tanto riservi delle sorprese...
Sorprese sì... ma è misterioso il tutto, a livello di musica. Lì dove pensi di aver fatto in un certo modo, vieni recepito in un altro. Il tuo parere è quello che, al di là di tutte le congetture che si possano fare. Alla fine conta più il tuo di parere, il parere di chi ascolta il disco, piuttosto che i pensieri dell'artista. Io dico che è buffo perché so da dove viene il materiale, che tempi di lavorazione ci sono stati. Conosco sia di periodo musicale in cui sono nate, sia dove e come sono state registrate. Che il risultato venga percepito come omogeneo mi stupisce, perché sono cose prese tra tante cose, tra le tante alle quali potevo attingere. C'è un brano, per esempio, come Ascensore inferno piano terra che appartiene al passato: è vero che è assolutamente una versione rivisitata, ma è anche vero che ha un suono che non ha niente in comune con tutto quello che si è ascoltato prima, ha l'atmosfera noir degli anni '50, di Miles Davis.

Anche la parte strumentale...
La parte strumentale di Ascensore inferno piano terra appartiene proprio a quel mondo lì, e non ha niente a che vedere per esempio con Gente in costruzione, brano che doveva entrare nel primo Neve ridens in una versione molto diversa. Poi alla fine ha trovato la sua collocazione in questo, in una sua nuova versione, la seconda o anche la terza, dove c'è solo chitarra, io alla batteria e la voce. Per me, nella testa, quei due pezzi, pur essendo vicini nella scaletta del disco, non dovrebbero avere niente in comune. Son cose strane, così come il modo in cui si chiude il disco, con un brano solo ukulele e voce. Sono tutti episodi isolati. Tutto il materiale del primo disco invece era assolutamente frutto dello stesso periodo, delle stesse intenzioni, dello stesso gruppo che suona sempre insieme, non nello stesso modo ma nello stesso momento, frutto di una sinergia di quel dato momento.

In questo caso sono invece degli episodi che avvengono in maniera molto istintiva, anche se trasversalmente rispetto a quella che potrebbe essere l'idea di un disco, di concepirlo, come inizio, fine, come tipo di suono.

Il tipo di suono comunque risente del fatto di averlo prodotto e arrangiato con lo stesso gruppo, negli ultimi mesi...
Certamente, ma nasce dalla diatriba del "che tipo di suono vuoi dargli". Se fai un brano ukulele e voce, questo esce fuori dal contesto di omogeneità e di intenzionalità nel suono e negli arrangiamenti. Forse bisognerebbe pensare meno e agire di più.

In questo senso, e di questo sono contento, i due dischi sono veramente uno l'opposto dell'altro. Hanno uno stesso corpo ma non hanno la stessa anima. Sono l'uno l'anima opposta dell'altro. Due facce della stessa medaglia. E dai primi commenti che mi stanno arrivando ho la conferma di una progettualità partita da molto lontano, che si sta sviluppando secondo quella che era l'idea iniziale, o comunque l'idea fondamentale che ha guidato tutto il lavoro.

Hai utilizzato brani del tuo passato... Sicuramente i male intenzionati ti chiederanno se li hai messi per riempire il secondo disco... se, visto che forse i brani nuovi erano troppi per un solo disco e pochi per due, hai riesumato cose del passato, o se avevi già pensato di collocare questi brani nel lavoro, a prescindere dalla lunghezza del disco...
Assolutamente no. Confermo l'idea del doppio disco. C'era tanto materiale, per me prezioso, che doveva essere ben lavorato e ben approfondito. Il fatto che Neve ridens duri più dell'altro non è certo per ripescaggio di cose vecchie. Altrimenti ne avrei di cose da ripescare...

E' un disco che esce fuori dai contesti e dai principi. E proprio per questo è l'esatto contrario del primo, che invece affermava, ed era politico per quello. Questo è molto più libero, la sua genesi non ha tenuto conto di niente se non della linea, che è molto riflessiva, del "questo brano mi piace", "vale la pena metterlo in questo lavoro", "mi ispira questo e quello". Anche la scaletta rispecchia questo aspetto, la fluidità che tu hai notato.

E' un disco talmente parabolico... va su, giù, poi entra in un altro brano, poi torna giù ma non capisci se è iniziato un nuovo pezzo, poi invece c'è un colpo di scena... ma anche il colpo di scena fa parte del suo andamento parabolico.

Sui brani del passato che ho inserito posso dirti che un brano come Ascensore inferno piano terra non aveva ancora trovato un suo contesto (nasce nel 2001 all'interno dello spettacolo teatrale Paradiso, inferno, piano terra, N.d.R.). Era sempre stata mia intenzione riuscirgli al dare una veste "da disco", da canzone chiusa che entra all'interno di un progetto. E in questo nuovo disco, molto giustamente, l'ha trovato.

Anche un brano come Michelangelo Antonioni (brano del 2001 di Caetano Veloso, N.d.R.) dovrebbe appartenere, a una nuova tradizione: non è scritta da un italiano ma dovrebbe, anche per questo motivo, essere un punto di riferimento. Il fatto di avergli trovato un contesto all'interno del disco, mi soddisfa doppiamente: sia perché pubblico per la prima volta una cover, sia perché si tratta proprio della cover di quel pezzo. E' talmente interpretato che, pur rispettando la sostanza del pezzo di Caetano, diventa un pezzo mio originale.

Tempo fa mi hai parlato del tuo incontro a Roma con Caetano Veloso. In quell'ocasione gli hai consegnato una registrazione con una tua versione di Michelangelo Anotnioni. Hai poi avuto altri contatti con lui?
Non ancora. Ovviamente gli farò avere il mio disco, mi farebbe piacere, se lo dovessi incontrare nuovamente un giorno, che lui si ricordasse della mia canzone e mi dicesse di averla ascoltata, ma niente di più. Per me era importante parlargli e dargli il mio brano. Ma è stato un incontro che poteva chiudersi lì.

Avremo l'anticipazione di un singolo?
Sì. Sebbene l'uscita del disco slitterà di pochi giorni (previsto per 23 Febbraio 2006, N.d.R.), il singolo Neve Ridens, il brano con Manuel Agnelli e Marco Iacampo, non ritarderà, perché uscirà in promo solo per le radio. Inoltre un collettivo di ragazzi che si chiama "Il posto delle fragole" (singolo del primo disco, NdR), ne sta preparando il video.

Comunque il disco è pronto e sta già arrivando ai giornalisti. Si ricomincia il tram tram di recensioni/interviste...

La grande macchina della promozione!
A proposito di questo, ho anche intenzione di dare nuova vita al mio sito MarcoParente.it, che si dovrebbe affiancare a FalsoMovimento.it e completarlo. Mi piacerebbe che fosse più una sorta di vetrina. Da un lato Falso Movimento, che rimane il riferimento informativo e "storico", e dall'altra MarcoParente.it, che riprende il discorso delle open songs, mette a disposizione nuovo materiale e pubblica gli eventuali lavori ricevuti. Mi piacerebbe rinnovare l'archivio e lo spazio, farlo diventare una sorta di laboratorio, abbinando a questo anche una galleria video, con lo stesso principio: farlo diventare un unico grande contenitore di scambio.

L'open songs ha infatti creato attenzione e spesso mi chiedono notizie e informazioni.

Parliamo del tour appena concluso.
Sono molto, molto contento. Sotto tutti gli aspetti. Come attività sul campo non posso che esserne soddisfatto. E' andato tutto come era stato programmato. La tournée è stata faticosa, ma bella. Ha portato il gruppo a livelli altissimi. C'è stata una grande intesa che non è mai venuta meno. L'unica tournée forse che, nel 2005, abbia funzionato veramente, e credo che questo grande sforzo ci tornerà tutto a vantaggio nella tournée del secondo disco.

Il pubblico è stato sempre sorprendente, a volte in senso positivo, a volte in senso negativo. A Firenze (17 Novembre 2005), per esempio, dove abbiamo tenuto forse il miglior concerto del tour, ci aspettavamo più pubblico, ma poi, a conti fatti, l'aver suonato in un giorno nel mezzo della settimana unito alle altre apparizioni, una in forma ufficiale, alla presentazione del disco (Neve ridens, un giorno, Firenze, 28 Settembre 2005, N.d.R.) e un'altra all'Ambasciata di Marte (9 Settembre 2005, N.d.R), può aver saturato un po' la piazza.

Lo standard è stato comunque molto alto, ovunque.

Qual è stato il riscontro della critica?
La critica è stata tanta, anche un po' scettica a volte, ma me lo aspettavo. Non mi voglio sbilanciare, ma sono convinto che il secondo disco piacerà di più rispetto al primo. Per il primo mi aspettavo anche delle critiche e le ho trovate. A volte giuste, a volte passibili di superficialità. Anche se non ho avuto stroncature, sono sempre state critiche ferme al giudizio de "l'eterna promessa", e nessuno ha ancora capito che io i dischi li faccio così. Non sopporto più che mi si dia dell'intellettuale e del difficile, come se dovessi essere io ad andare incontro non tanto alla gente, che è aperta a questo genere di musica, ma al critico, che è chiuso e mentalmente arretrato.

Così come rifiuto l'etichetta di cantautore, rifiuto anche l'etichetta di intellettuale, o intellettualoide.

Neve ridens è un disco che ha sempre meno appigli, ed è sempre più disco di Marco Parente.

Tornando al discorso della promozione, è anche per questo che sono favorevole alla condivisione della musica e non ho nessun problema se qualcuno scarica il mio disco: sono convinto che non sia un danno ma un'ulteriore forma di promozione, perché se la mia musica viene ascoltata e recepita, ne consegue anche l'acquisto.

Per di più che avere tra le mani un disco originale tuo è sempre un bel vedere, viste le confezioni molto particolari che ultimamente scegli, e penso soprattutto alla carta del booklet di Trasparente o all'argento di Neve ridens.
Tutto ha una sua logica, una sua cura. Sono sempre cose che impreziosiscono, come i dischi dei Sigur Ròs... Con loro ci inseguiamo... poco dopo uscito Trasparente loro uscirono con "( )" che aveva i fogli trasparenti...

C'è una regia dall'alto che vi guida...
Più che altro penso che ci siano cose nell'aria, ed alcune menti sensibili le pensano e le raccolgono nello stesso momento. Così come per i paragoni musicali: non è che ci sia un'influenza, ma si va semplicemente a pescare qualcosa che è nell'aria. Un esempio: i Radiohead tiraravano fuori gli arrangiamenti jazz con i fiati mentre io avevo da poco fatto Adam ha Salvato Molly, in cui usavo i fiati della Millennium Bug's.

E non è che gli uni abbiano influenzato l'altro. E' solo un percepire cose che sono nell'aria in determinati momenti.

Così come per la scelta del color argento: nella confezione del nuovo cd di Paul McCartney c'è molto uso dell'oro, tanto quanto io uso l'argento. Sono apparentemente casualità, ma non poi più di tanto.

E' curioso come, guardandosi in giro, si notino analogie, rimandi e coincidenze. Penso al disco degli Afterhours ("Ballate per piccole iene", 2005, N.d.R.), in cui abbiamo la parola "iene" e al film di Roberto Benigni ("La tigre e la neve", 2005 N.d.R.) in cui compare invece la parola "neve"...
Si, ci avevo fatto caso, son tutte cose che ho notato a posteriori, dopo aver già fissato le linee del mio lavoro. Soprattutto per quel che riguarda gli After, feci ascoltare un po' di materiale a Manuel, mentre loro stavano ancora registrando, e quando lui mi disse il titolo del loro disco fu una strana sensazione.

Quando poi ho visto i cartelloni di Benigni mi sono davvero stupito di questa associazione. Ma non è del tutto un caso. Come detto fin dall'inizio questo è l'anno della neve... è anche nevicato a Firenze... c'è della magia in tutto questo. Tra le tantissime cose che ho visto ed ascoltato, c'è anche l'ultimo disco di David Sylvian, cui presto sempre attenzione perché per me è un maestro, che si chiama "Snow borne sorrow" (disco uscito a nome "Nine Horses", progetto che lo vede a fianco dell'inseparabile fratello Steve Jansen e dell'alchimista elettronico Burnt Friedman, nonché ricco di partecipazioni illustri, come quella di Ryuichi Sakamoto, N.d.R.). E' strano tutto questo.


A cura di Paolo Fidanzati

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