Abbiamo incontrato Marco Parente ad inizio anno, pretesto
per chiudere le fila delle attività del 2005 e per parlarci delle
novità che ha in serbo per il 2006.
Una fine ed un inizio d'anno all'insegna della Neve...
Sapevo che sarebbe stato l'anno della neve, me lo sentivo... e me la
son goduta tantissimo: sono stato a far pallate a S. Spirito
per due ore
A parte questo, abbiamo concluso la prima metà del
Neve Ridens Tour con il concerto
di Torino, il lavoro è stato lungo ed impegnativo. Ora ci concederemo una
pausa per staccare un po' e ripartire con il secondo disco
( Neve ridens, previsto
in uscita il 23 Febbraio, N.d.R.), che avrà un'altra impostazione,
sia a livello di promozione, sia come svolgimento dei concerti.
Di cosa si tratta?
Sarà ripreso lo spettacolo Il rumore dei libri,
in trio con Asso (Alessandro Stefana, N.d.R.) ed Enrico, portando avanti la promozione del secondo disco. Stavamo
scegliendo teatri, gallerie: ambienti, per carattere, opposti ai luoghi
nei quali abbiamo suonato in questi mesi.
Parallelamente a questo apriremo alcuni concerti degli Afterhours, e condivideremo con
loro il palco per una versione d'insieme della canzone
Neve ridens, con Manuel e Giorgio Prette,
il loro batterista. Avreo occasione di allestire palchi
molto belli, grandi, e avremmo un
pubblico sicuramente più ampio e più vasto, possibilità e spazi maggiori
Continua quindi lo spettacolo "Il rumore dei libri"...
Sì, e non solo, sarà il tour ufficiale di
Neve ridens,
perché è in questo disco che ha finalmente trovato la sua collocazione
ideale, e rappresenta un pò l'evolversi dell'altra mia anima e
la naturale prosecuzione di tutte le performance teatrali che ho fatto.
Stiamo preparando lo spettacolo, nel quale presenterò l'archivio di poesia sonora,
che sarà pubblicato dalla City Lights-Giunti, del quale sono utilizzatore
e promotore. La sua struttura ricalca quanto già fatto alla biblioteca
Cassina Anna, che è stato un primo studio (27-07-2004),
e quanto proposto poi a Fidenza (20-01-05) e a Rimini (21-05-2005).
Ci ho lavorato ancora, ed ora è diventato ufficiale.
Il tour durerà tutta la primavera, ma sarà più ridotto
del precedente, in preparazione delle partecipazioni ai festival estivi,
cosa che quest'anno è obbligatoria, per raccogliere quanto seminato durante l'inverno.
Parliamo del nuovo disco: l'ho trovato molto musicale e, più di altri,
da ascoltare per intero. Altri dischi forse si prestavano più a tracce
indipendenti, è sembrato una cosa molto unica, coesa.
In un certo senso è vero. Nonostante siano brani di
estrazione molto diversa, il prodotto finale è una cosa unica.
E ciò è buffo: sia a livello temporale sia sonoro per
me è un disco molto meno omogeneo di Neve ridens.
All'atto pratico è vero quello dici, ma è buffo il fatto che sia
un punto di vista per certi versi opposto al mio.
È una summa di cose a livello molto concettuale: è come dipingere
uno stato che racchiude tutti i vari stati d'animo che sono
stati affrontati nel primo disco. Il primo Neve ridens
è un disco d'amore, in tutti i sensi. Qui invece è come
se ci fosse un dipinto che ti dice tutto. Ti dice chi
siamo, in che condizione ci troviamo, in un continuo passaggio tra
il brillare e il quadrare: brillare in questo
caso vuol dire esplodere, e un'esplosione è un qualcosa che non riesci
a contenere in tutti i suoi aspetti; quadrare è invece la razionalità.
Ci sono delle cesure nette nel disco, ma, per quello
che ho sentito io, l'aspetto musicale è molto compatto, per quanto ogni tanto riservi
delle sorprese...
Sorprese sì... ma è misterioso il tutto, a livello di musica. Lì dove pensi
di aver fatto in un certo modo, vieni recepito in un altro. Il
tuo parere è quello che, al di là di tutte le
congetture che si possano fare. Alla fine conta più
il tuo di parere, il parere di chi ascolta il disco, piuttosto
che i pensieri dell'artista. Io dico che è buffo perché so da
dove viene il materiale, che tempi di lavorazione ci sono
stati. Conosco sia di periodo musicale in cui sono nate,
sia dove e come sono state registrate. Che il risultato venga percepito
come omogeneo mi stupisce, perché sono cose prese tra
tante cose, tra le tante alle quali potevo attingere. C'è un
brano, per esempio, come Ascensore inferno piano terra
che appartiene al passato: è vero che è assolutamente una versione rivisitata,
ma è anche vero che ha un suono che non ha niente in comune
con tutto quello che si è ascoltato prima, ha l'atmosfera noir degli anni
'50, di Miles Davis.
Anche la parte strumentale...
La parte strumentale di Ascensore inferno
piano terra appartiene proprio a quel mondo lì, e
non ha niente a che vedere per esempio con
Gente in costruzione,
brano che doveva entrare nel primo Neve ridens
in una versione molto diversa. Poi alla fine ha trovato la
sua collocazione in questo, in una sua nuova versione, la seconda
o anche la terza, dove c'è solo chitarra, io alla batteria e la voce.
Per me, nella testa, quei due pezzi, pur essendo vicini nella scaletta del
disco, non dovrebbero avere niente in comune. Son cose strane, così
come il modo in cui si chiude il disco, con un brano solo
ukulele e voce. Sono tutti episodi isolati. Tutto il materiale
del primo disco invece era assolutamente frutto dello stesso periodo, delle stesse
intenzioni, dello stesso gruppo che suona sempre insieme, non
nello stesso modo ma nello stesso momento, frutto di una sinergia di quel dato momento.
In questo caso sono invece degli episodi che avvengono in maniera
molto istintiva, anche se trasversalmente rispetto a quella che potrebbe
essere l'idea di un disco, di concepirlo, come inizio, fine, come tipo di suono.
Il tipo di suono comunque risente del fatto di averlo prodotto e arrangiato con lo stesso gruppo, negli ultimi mesi...
Certamente, ma nasce dalla diatriba del "che tipo di suono
vuoi dargli". Se fai un brano ukulele e voce, questo esce
fuori dal contesto di omogeneità e di intenzionalità nel suono e
negli arrangiamenti. Forse bisognerebbe pensare meno e agire di più.
In questo senso, e di questo sono contento, i due dischi
sono veramente uno l'opposto dell'altro. Hanno uno stesso corpo ma
non hanno la stessa anima. Sono l'uno l'anima opposta
dell'altro. Due facce della stessa medaglia. E dai primi commenti che
mi stanno arrivando ho la conferma di una progettualità
partita da molto lontano, che si sta sviluppando secondo quella
che era l'idea iniziale, o comunque l'idea fondamentale che ha guidato tutto
il lavoro.
Hai utilizzato brani del tuo passato... Sicuramente i male intenzionati
ti chiederanno se li hai messi per riempire il secondo disco... se,
visto che forse i brani nuovi erano troppi per un solo
disco e pochi per due, hai riesumato cose del passato,
o se avevi già pensato di collocare questi brani nel lavoro,
a prescindere dalla lunghezza del disco...
Assolutamente no. Confermo l'idea del doppio disco. C'era tanto
materiale, per me prezioso, che doveva essere ben lavorato
e ben approfondito. Il fatto che Neve ridens
duri più dell'altro non è certo per ripescaggio di cose vecchie. Altrimenti
ne avrei di cose da ripescare...
E' un disco che esce fuori dai contesti e dai
principi. E proprio per questo è l'esatto contrario del primo, che
invece affermava, ed era politico per quello. Questo è molto
più libero, la sua genesi non ha tenuto conto di niente
se non della linea, che è molto riflessiva, del "questo brano
mi piace", "vale la pena metterlo in questo lavoro", "mi ispira questo
e quello". Anche la scaletta rispecchia questo aspetto, la fluidità che
tu hai notato.
E' un disco talmente parabolico... va su, giù, poi entra in
un altro brano, poi torna giù ma non capisci
se è iniziato un nuovo pezzo, poi invece c'è un colpo di scena... ma
anche il colpo di scena fa parte del suo andamento parabolico.
Sui brani del passato che ho inserito posso dirti che un brano come
Ascensore inferno piano terra
non aveva ancora trovato un suo contesto (nasce nel 2001 all'interno dello
spettacolo teatrale Paradiso, inferno, piano terra, N.d.R.).
Era sempre stata mia intenzione riuscirgli al dare una veste "da disco",
da canzone chiusa che entra all'interno di un progetto. E in questo nuovo
disco, molto giustamente, l'ha trovato.
Anche un brano come Michelangelo
Antonioni (brano del 2001 di Caetano Veloso, N.d.R.)
dovrebbe appartenere, a una nuova tradizione: non è scritta da
un italiano ma dovrebbe, anche per questo motivo, essere
un punto di riferimento. Il fatto di avergli trovato un contesto
all'interno del disco, mi soddisfa doppiamente: sia perché pubblico per
la prima volta una cover, sia perché si tratta
proprio della cover di quel pezzo. E' talmente interpretato che,
pur rispettando la sostanza del pezzo di Caetano, diventa un pezzo mio originale.
Tempo fa mi hai parlato del tuo incontro a Roma con Caetano Veloso. In quell'ocasione gli hai
consegnato una registrazione con una tua versione di Michelangelo Anotnioni. Hai poi avuto
altri contatti con lui?
Non ancora. Ovviamente gli farò avere il mio disco, mi
farebbe piacere, se lo dovessi incontrare nuovamente un giorno, che
lui si ricordasse della mia canzone e mi dicesse di averla
ascoltata, ma niente di più. Per me era importante parlargli
e dargli il mio brano. Ma è stato un incontro che poteva chiudersi lì.
Avremo l'anticipazione di un singolo?
Sì. Sebbene l'uscita del disco slitterà di pochi giorni (previsto per 23 Febbraio 2006, N.d.R.),
il singolo Neve Ridens, il brano con
Manuel Agnelli e Marco Iacampo, non ritarderà, perché uscirà
in promo solo per le radio. Inoltre un collettivo di
ragazzi che si chiama "Il posto delle fragole" ( singolo del primo
disco, NdR), ne sta preparando il video.
Comunque il disco è pronto e sta già arrivando ai giornalisti. Si
ricomincia il tram tram di recensioni/interviste...
La grande macchina della promozione!
A proposito di questo, ho anche intenzione di dare nuova vita
al mio sito MarcoParente.it,
che si dovrebbe affiancare a FalsoMovimento.it
e completarlo. Mi piacerebbe che fosse più una sorta di vetrina.
Da un lato Falso Movimento, che rimane il riferimento
informativo e "storico", e dall'altra MarcoParente.it,
che riprende il discorso delle open songs,
mette a disposizione nuovo materiale e pubblica gli eventuali lavori ricevuti. Mi piacerebbe
rinnovare l'archivio e lo spazio, farlo diventare una sorta di
laboratorio, abbinando a questo anche una galleria video, con lo
stesso principio: farlo diventare un unico grande contenitore di scambio.
L'open songs ha infatti creato attenzione e spesso mi chiedono
notizie e informazioni.
Parliamo del tour appena concluso.
Sono molto, molto contento. Sotto tutti gli aspetti. Come attività sul
campo non posso che esserne soddisfatto. E' andato tutto come era
stato programmato. La tournée è stata faticosa, ma bella. Ha
portato il gruppo a livelli altissimi. C'è stata una
grande intesa che non è mai venuta meno. L'unica tournée forse
che, nel 2005, abbia funzionato veramente, e credo che questo
grande sforzo ci tornerà tutto a vantaggio nella tournée del secondo disco.
Il pubblico è stato sempre sorprendente, a volte in senso
positivo, a volte in senso negativo. A
Firenze (17 Novembre 2005), per esempio, dove
abbiamo tenuto forse il miglior concerto del tour,
ci aspettavamo più pubblico, ma poi, a conti fatti,
l'aver suonato in un giorno nel mezzo della settimana unito alle altre
apparizioni, una in forma ufficiale, alla presentazione del disco
( Neve ridens, un giorno,
Firenze, 28 Settembre 2005, N.d.R.) e un'altra
all' Ambasciata di Marte
(9 Settembre 2005, N.d.R), può aver saturato un po' la piazza.
Lo standard è stato comunque molto alto, ovunque.
Qual è stato il riscontro della critica?
La critica è stata tanta, anche un po' scettica a volte, ma
me lo aspettavo. Non mi voglio sbilanciare, ma sono convinto che il
secondo disco piacerà di più rispetto al primo. Per il
primo mi aspettavo anche delle critiche e le ho trovate. A
volte giuste, a volte passibili di superficialità. Anche se non ho avuto
stroncature, sono sempre state critiche ferme al giudizio de "l'eterna promessa",
e nessuno ha ancora capito che io i dischi li faccio così.
Non sopporto più che mi si dia dell'intellettuale e del difficile,
come se dovessi essere io ad andare incontro non tanto alla gente,
che è aperta a questo genere di musica, ma al critico, che è
chiuso e mentalmente arretrato.
Così come rifiuto l'etichetta di cantautore, rifiuto anche l'etichetta di
intellettuale, o intellettualoide.
Neve ridens è un disco che ha sempre meno appigli, ed è
sempre più disco di Marco Parente.
Tornando al discorso della promozione, è anche per questo che
sono favorevole alla condivisione della musica e non ho nessun
problema se qualcuno scarica il mio disco: sono convinto che
non sia un danno ma un'ulteriore forma di promozione, perché se la
mia musica viene ascoltata e recepita, ne consegue anche l'acquisto.
Per di più che avere tra le mani un disco originale tuo è sempre un
bel vedere, viste le confezioni molto particolari che ultimamente scegli, e
penso soprattutto alla carta del booklet di Trasparente o
all'argento di Neve ridens.
Tutto ha una sua logica, una sua cura. Sono sempre cose che
impreziosiscono, come i dischi dei Sigur Ròs... Con loro ci
inseguiamo... poco dopo uscito Trasparente loro
uscirono con "( )" che aveva i fogli trasparenti...
C'è una regia dall'alto che vi guida...
Più che altro penso che ci siano cose nell'aria, ed alcune
menti sensibili le pensano e le raccolgono nello stesso momento. Così
come per i paragoni musicali: non è che ci sia un'influenza, ma
si va semplicemente a pescare qualcosa che è nell'aria. Un esempio: i
Radiohead tiraravano fuori gli arrangiamenti jazz con i fiati mentre
io avevo da poco fatto
Adam ha Salvato Molly,
in cui usavo i fiati della Millennium Bug's.
E non è che gli uni abbiano influenzato l'altro. E' solo un percepire
cose che sono nell'aria in determinati momenti.
Così come per la scelta del color argento: nella confezione del
nuovo cd di Paul McCartney c'è molto uso dell'oro, tanto quanto io
uso l'argento. Sono apparentemente casualità, ma non poi più di tanto.
E' curioso come, guardandosi in giro, si notino analogie, rimandi e coincidenze.
Penso al disco degli Afterhours ("Ballate per piccole iene", 2005, N.d.R.), in cui
abbiamo la parola "iene" e al film di Roberto Benigni ("La tigre e la neve", 2005 N.d.R.)
in cui compare invece la parola "neve"...
Si, ci avevo fatto caso, son tutte cose che ho notato a
posteriori, dopo aver già fissato le linee del mio lavoro.
Soprattutto per quel che riguarda gli After, feci ascoltare un po'
di materiale a Manuel, mentre loro stavano ancora registrando, e quando
lui mi disse il titolo del loro disco fu una strana sensazione.
Quando poi ho visto i cartelloni di Benigni mi sono davvero stupito di
questa associazione. Ma non è del tutto un caso. Come detto
fin dall'inizio questo è l'anno della neve... è anche nevicato a Firenze...
c'è della magia in tutto questo. Tra le tantissime cose che
ho visto ed ascoltato, c'è anche l'ultimo disco di David Sylvian,
cui presto sempre attenzione perché per me è un maestro,
che si chiama "Snow borne sorrow" (disco uscito a nome "Nine Horses", progetto
che lo vede a fianco dell'inseparabile fratello Steve
Jansen e dell'alchimista elettronico Burnt Friedman, nonché ricco di
partecipazioni illustri, come quella di Ryuichi Sakamoto, N.d.R.). E'
strano tutto questo.
A cura di Paolo Fidanzati
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